A cura di Davide Achille, Claudio Boscolo e Giacomo Pelizza.
Nella storia dei motori si possono contare numerosi avvenimenti degni di nota: c’è chi ha rivoluzionato il Motorsport con idee geniali e tasche piccole, c’è chi ha dominato campionati su campionati; c’è, poi, chi ha investito su progetti fallimentari, cadendo con un sonoro tonfo. Esiste pure un’altra categoria, posta in una sorta di limbo, formata da tutte quelle scuderie che volevano partecipare ai massimi campionati, ma che per i più disparati motivi aspettano ancora di ottenere il tanto agognato “ok” per la definitiva ammissione. Questa, purtroppo – tra cavilli burocratici, mancanza di fondi e di conoscenze ai piani alti – è la storia di tanti imprenditori che, nonostante tutte le vicissitudini a cui sono andati incontro, ci credono ancora. Tra questi c’è il tenace ingegnere serbo Zoran Stefanović, il quale porta con sé ancora oggi un sogno ben preciso: dare vita alla prima scuderia serba di Formula 1.
Stefanović tentò di concretizzare questo suo desiderio già nel lontano 1998 acquistando il materiale della defunta MasterCard Lola, ma il suo piano fallì miseramente, dovendosi già all’epoca confrontare con i problemi derivanti dalla partecipazione ad un Campionato mondiale di Formula 1. Un secondo tentativo più concreto prese piede nel 2009, quando la FIA aprì i bandi per portare le scuderie sulla griglia di partenza da 10 a 13. In questa occasione il buon Stefanović tentò di iscrivere la neonata Stefan Grand Prix: una scuderia che, grazie al supporto della compagnia serba AMCO, avrebbe potuto costruire interamente in proprio la vettura senza doversi appoggiare a strutture esterne. Le scuderie selezionate dal bando furono in un primo momento la Virgin Racing, il Team US F1 e la Campos Grand Prix; la Stefan GP restò dunque alla porta a causa dell’esclusione per motivi legati alla fornitura dei motori. La cosa non andò decisamente giù a Stefanović, tanto che decise di rivolgersi, senza successo, addirittura alla Commissione Europea. Anche il ritiro della Toyota non permise alla Stefan GP di ottenere l’iscrizione al campionato, che invece venne garantita alla BMW Sauber e alla Lotus, ma l’uscita dal Circus di quest’ultima dette la possibilità alla Stefan GP di acquisire il progetto della scuderia nipponica per la vettura 2010 e parte della struttura tecnica. Con una vettura praticamente ultimata la neonata scuderia serba decise di effettuare un test all’Autódromo Internacional do Algarve in Portogallo, ma siccome non risultava nell’elenco delle scuderie iscritte la mondiale non poté ottenere la fornitura di pneumatici Bridgestone. Stefanović fu costretto ad annullare la sessione di prova, dovendo con rammarico fare ancora marcia indietro. Un ennesimo tentativo di iscriversi al mondiale fu quello della fusione con il Team US F1, il quale versava in gravi condizioni economiche e vedeva la sua partecipazione al mondiale a serio rischio. In seguito allo sfumato accordo tra le due scuderie e al ritiro del Team US F1 dal campionato 2010, la FIA decise di chiudere definitivamente le iscrizioni per quel mondiale ponendo fine definitivamente al sogno dell’ingegnere serbo, il quale aveva poco tempo prima annunciato di aver già inviato in Bahrain tutta l’attrezzatura necessaria per partecipare al primo gran premio della stagione nel caso qualche scuderia neoiscritta decidesse di ritirarsi.
Ma Zoran Stefanović non è sicuramente il tipo di uomo che conosce la parola “resa”. Decide di inoltrare nel 2014 una nuova richiesta di partecipazione al mondiale di Formula 1, dovendo però ritirarla successivamente per problemi tecnici e organizzativi. Fallimentari furono anche i tentativi di acquisto della Marussia, scuderia già presente all’epoca nel campionato.
La possibile svolta arrivò nel 2017, l’incontro tra Stefanović e Ross Brawn svolto durante il Gran Premio d’Austria. Il manager serbo presentò il progetto nei minimi dettagli, una vettura targata Stefan GP pronta a correre, un precontratto firmato dalla prima guida (Kazuki Nakajiima), una sede centrale a Parma, proprio nei pressi del quartiere generale Dallara. Ancora una volta, però, il destino della Stefan GP, prevista in Formula 1 entro il 2020 secondo quel progetto presentato a Ross Brawn, è sconosciuto.
Dieci anni di tentativi concreti e incessanti con l’obiettivo di fare il proprio ingresso nel Circus più veloce del mondo, falliti, al momento, in forti spari a salve. Zoran Stefanović, messo così tante volte a tappeto dalle circostanze, avrà la forza di rialzarsi in piedi? Ai posteri l’ardua sentenza, ma nel cuore della Serbia resta un sogno, quella travagliata Stefan sulla griglia di partenza del primo gran premio stagionale.