A cura di Umberto Moioli.
Lo ricordo bene quel pomeriggio. Mi ricordo di quella luce che irraggiava le bianche carene della mia Kawasaki Ninja, mi ricordo del vento che muoveva da terra le tante foglie già cadute dagli alberi e che, freddo, mi faceva desiderare di essermi messo una felpa sopra la tuta di pelle, la stessa tuta che poche settimane prima sapeva prosciugare il mio corpo fino all’ultima goccia di sudore. Mi ricordo soprattutto di quei terrificanti momenti in cui, bello piegato con la saponetta che grattava l’asfalto, venivo “sorpreso” da continue perdite di aderenza all’anteriore , durante le quali l’SC1 davanti pareva sussurrarmi “Caro mio, lo sai… La stagione è finita”. Ed era così: la stagione era ormai finita. Con l’anima in pace ed il gas ormai parzializzato e non più insensatamente aperto come durante i caldi mesi estivi, mi diressi sul classico lungo Lago di Lecco, tappa quasi sacra per noi motociclisti brianzoli, per godermi le luci riflettere sullo specchio d’acqua e fumarmi la mia classica, rituale, sigaretta del motociclista. Ovviamente Chesterfield, da bravo purista dell’old school. L’autunno è un periodo particolare: la luce e i colori ancora caldi sanno cambiare il solito paesaggio in qualcosa più simile ad un dipinto, capace però di annunciare la fine di qualcosa. La fine di un altro corso, in questo caso; e così, tra un tiro di sigaretta e l’altro, appoggiato alla mia fedele compagna a due ruote, mi ritrovo a pensare a tutto quello che anche questa stagione motoristica è riuscita a regalarmi. Veloci scorrono nella mente le strade e le curve affrontate ora con la manopola dell’acceleratore aperta, ora con il corpo appeso all’interno della moto, ad assaporare quella sensazione di sfida alle leggi della fisica, con il cuore che spesso sembrava voler grippare per la troppa adrenalina, per le emozioni e alle volte per la paura di aver esagerato, di aver rischiato troppo. Mi vengono in mente i cordoli della pista, e quei brevi, intensissimi secondi prima di varcare la soglia della pit-lane, che ci separa da quel magico mondo in cui l’unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci è di correre il più velocemente possibile.
Si susseguono anche tutti quei magici sorrisi di tutti coloro con cui ho avuto il piacere e l’onore di condividere tutto questo; e mi vengono in mente anche quei bruttissimi momenti in cui appresi che qualcuno, che neanche conoscevo, aveva perso la vita a causa di questa stessa folle passione che di vita, invece, ce ne regala così tanta, ma che a volte, tornato a casa, ti fa tirare un sospiro di sollievo in cui sussurri con te stesso “Grazie a Dio sono ancora vivo”.
Così come la sigaretta finisce di bruciarsi, finisco anche io di tirare le fila di un’altra annata che lascerà in me ricordi indelebili e nel mentre, il pensiero già fugge all’anno che viene, al momento in cui la Ninja tornerà a ruggire dopo la lunga pausa invernale, alle tante curve che mi aspettano, ai tanti fratelli di questa passione che ancora devo conoscere e che il destino metterà sul mio cammino, penso al sole che tornerà ad abbagliare i nostri caschi e alle gomme che torneranno a regalarci quel dono speciale che è il “Grip”, senza il quale non potremmo vivere questa cosa così speciale ed unica che è il motociclismo.
Spengo la sigaretta, ri-infilo il casco in testa e riprendo la strada per casa. Il tramonto mi fa compagnia in questo ultimo tratto di strada, ultima pagina di un 2017 strepitoso, ma lo sguardo è come sempre rivolto avanti, a guardare il futuro, ad aspettare quello che sarà la prossima, bellissima, stagione su due ruote.