A cura di Davide Orofino.
Anno 2001, è il 13 settembre e sta per avere inizio il Gran Premio d’Italia. Il mondo è ancora scosso da quello che è successo due giorni prima, l’11 settembre, anche il circus della F1 è rimasto colpito, oltre al minuto di silenzio quello che stupisce più di tutto è la Ferrari, la rossa è spoglia, senza sponsor, e il musetto colorato di nero come se stesse mostrando con un lutto al braccio il dolore che si è provato nel vedere quelle torri cadere.
Io all’epoca avevo appena 6 anni e quella domenica stavo per vedere la mia prima gara di Formula 1, una gara che mi ha segnato per sempre, perché da lì è nato il mio amore per la Williams. A dominare quel weekend di gara fu Juan Pablo Montoya, uno dei piloti più aggressivi e spettacolari degli anni duemila, sia dentro che fuori dalla pista. Quel gran premio è stato quello della sua prima vittoria, e il caso ha voluto che io mi trovassi davanti alla TV a guardare un irriverente colombiano alzare la coppa sul cielo di Monza davanti a una marea rossa che non era esattamente contenta del risultato.
Avete presente la frase “Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa” ecco quel bambino sicuramente non ero io, assolutamente no, perché sono un bastian contrario, lo sono sempre stato sin dalla tenera età, non mi piaceva seguire la massa generale, perché devo tifare per la Ferrari? Perché è italiana e io sono italiano? No no no e poi no, io quella dannatissima automobile non te la faccio rossa, prendo il blu e il bianco e te la faccio come la BMW Williams di Juan Pablo, ecco ora sì che ci siamo.
Crescendo mi sono sempre trovato a scontrarmi con altri tifosi perché tifavo per la Williams, secondo loro non era concepibile tifare per il team britannico ma io me ne sono sempre fregato e ho sempre risposto che saremmo tornati a vincere. Beh ovviamente ciò non è successo, ora siamo il fanalino di coda della F1, una nobile decaduta tipo la Lotus, non ho mai vissuto l’epoca d’oro del team di Grove, non ero manco nato quando si vinceva negli 80′ e nemmeno quando Mansell e Prost dominavano nel 92 e nel 93, quando Hill e Villeneuve hanno vinto i loro mondiali avevo appena uno e due anni quindi non ho potuto vederlo, e allora perché continuo a tifare un team che non ho mai visto vincere qualcosa? Perché mi devo torturare guardando le auto che amo fare schifo? Non sarebbe più facile cambiare squadra?
A essere sinceri ci ho provato, tante volte, ho provato a tifare per la Sauber quando c’erano Kobayashi e Perez, ho provato anche a tifare per la Red Bull ma ogni volta con gli occhi andavo a cercare nella colonna delle posizioni a bordo schermo le due Williams per vedere dov’erano e cosa stavano facendo. Che volete che vi dica? Non ci riesco, è più forte di me, perché alla fine se oggi sono qui a scrivere di motorsport lo devo a quella macchina bianca e blu guidata da un colombiano pacioccone.
Non lo so se torneremo mai a vincere o se rimarremo in eterno con lo status di nobile decaduta, ma una cosa ve la posso assicurare, io continuerò a stare ogni domenica seduto sul divano a guardare quelle due macchine con la W sul musetto, che sia per corrodermi il fegato per l’ennesimo risultato osceno o per gioire per essere riusciti ad andare a punti (perché diciamoci la verità ora come ora andare a punti è come una vittoria), io sarò lì, fino alla fine.
Ad maiora Williams!