A cura di Umberto Moioli.
Una notte d’estate, un benzinaio come punto di ritrovo per pochi amici, una sigaretta che, tiro dopo tiro, brucia velocemente come l’eccitazione ed un po’ di quell’inevitabile ansia che accompagnano ogni “Touge Night”. I motori iniziano a scaldarsi, la cintura è allacciata, lo sguardo si fa più serio mentre il cuore, che inizia a pompare più rapidamente ad ogni carezza al pedale del gas, mette in circolo una prima dose di adrenalina.
Si parte? Si parte!
Una dietro l’altra, zig-zagando come in Formula 1 per portare in temperatura le gomme, il suono delle nostre macchine risuona tra le strade che ci portano al nostro “Passo di Montagna”, rendendoci subito così diversi da quegli altri ignari (ma probabilmente più “civili”) automobilisti che si dirigono forse a casa o forse ad un bar per fare due chiacchiere con qualche amico.
Nella testa i pensieri iniziano intanto ad ammutolirsi man mano che la rotonda che darà inizio al Touge si avvicina, la voglia di tuffarsi tra le curve si fa sempre più insistente e la macchina stessa, rimbalzando sin sulla più leggera crepa dell’asfato, tanto per mettere in chiaro che “Lei è rigida”, sembra come smaniare per essere finalmente sbrigliata ed iniziare a correre.
Due pinzate più cattive per assicurarsi che i freni siano caldi e belli pronti, le “quattrofrecce” accese come fossero un semaforo prima di una gara, un rapido check per assicurarsi che la strada sia libera, prima ingranata, il motore che sale di giri e… via, si parte.
Le macchine prendono velocità e uno dietro l’altro ci tuffiamo tra le prime curve, con i fari che fanno luce quanto basta su quel lembo d’asfalto che si fa sempre più stretto. La tentazione di mettere una leggerissima pressione sul freno c’è ma le gomme tengono forte, il grip c’è, la macchina dà fiducia e… i ragazzi stanno tenendo un ritmo elevato fin dai primi metri. E quindi giù il gas mentre il differenziale svolge il suo lavoro in maniera impeccabile, portandoti fuori dalla curva con velocità e precisione mentre il motore torna a salire di giri. Un botto dallo scarico e dentro un’altra marcia.
La mente si è completamente svuotata dai pensieri inutili e fastidiosi mentre la concentrazione è ormai massima, specialmente quando arriviamo a quel tratto di misto stretto che abbiamo definito come “Zona-1”. In questo punto ogni piccola incertezza sull’acceleratore ti fa perdere tanta strada e non ci si può perciò permettere distrazioni. Gli occhi, veloci, analizzano tutto: l’uscita di curva, eventuali buche o veicoli imminenti, la velocità di percorrenza di chi ti precede ed il suo stile di guida, mentre il tuo corpo riceve e decifra una serie infinita di messaggi che arrivano dalla macchina, dal grip delle gomme, dall’asfalto, dall’acceleratore e dai freni, in frazioni millesimali di secondo. i lati i guard-rail scorrono rapidi, riflettendo la luce dei fari. Il ritmo si fa sempre più incalzante con le macchine che sfiorano l’erba ai lati della strada pur di non perdere terreno e tenere la traiettoria più veloce e nel mentre la notte ci avvolge e ci accompagna in questo (o questi) touge dal sapore nostalgico capaci di riportarci indietro nel tempo, a quel “Running in the 90s” così caro a noi che viviamo una passione che il mondo sembra aver ormai dimenticato o, peggio, iniziato a schifare. Ma noi continuiamo a correre perché, come cantavano i Super Eurobeats per la battle al passo di Usui, è una “Night on Fire” ed è per momenti come questi che i migliaia di soldi buttati e le incazzature per i vari problemi tecnici trovano un senso. Arrivati al parcheggio alla fine del passo le macchine iniziano a raffreddarsi e, con una sigaretta alla bocca in stile Bunta, noi ci godiamo quel bel momento in cui soddisfazione, eccitazione, divertimento e quel pizzico di brivido si fondono, lasciandoci ancora una volta con ricordi indelebili che solo chi vive questa passione può comprendere.