A cura di Matteo Arrigosi.
Per un appassionato di auto, stare lontano dalla pista è una cosa molto difficile. Aggiungiamo a questo l’esser un pilota ed istruttore, e capite bene che l’astinenza può essere paragonata a quella provocata da una droga.
Dal nulla, quasi per un anno intero, la situazione che ormai tutti conosciamo , ci ha lasciato fermi ai box. (Ammetto mi è sembrata un’eternità).
Come nelle favole più belle, ad un tratto la svolta; nel mio caso una mail: “convocazione Red Bull Ring”.
Non credevo ai miei occhi. Ho iniziato a saltare come fa un bambino nel scartare un regalo a Natale. Non vedevo l’ora, ma… avevamo ancora degli ostacoli da superare. Autorizzazioni, tamponi e lungaggini burocratiche.
Superato tutto, arriviamo in un bel pomeriggio di metà aprile in quel di Spielberg.
Formule e GT erano pronte a tornare in pista…Ferrari F8 Tributo, Ferrari 488 GTB, Lambo Huracan Evo, Porsche GT3 e Lambo Hurancan. (Vorreste anche voi un garage cosi vero? Lo ammetto… anche io)
Il mattino dopo, ci si alza di buon’ora, i primi clienti arriveranno alle 7:30.
Salgo sulla navetta che ci porterà in pista, e leggo un bel -2.5 C°, “caldino” penso.
Fortunatamente al Red Bull Ring splende un bellissimo sole ed in poco tempo la temperatura cambia, passando da “Siberia siderale” a “ ok si ragiona”.
Ore 8:30, semaforo verde, la pista apre e come di consueto entriamo per scaldare le macchine, e verificare che 6 mesi di stop non abbiano fatto spompare i cavalli. Dubbi che la GT3 mi toglie subito in uscita da curva 2, dove all’affondo del gas il posteriore inizia ad allargare.
Inutile dire che in quel momento la Porsche mi ha fatto cancellare sei mesi di tristezza lontano dalla pista. Nel giro e mezzo successivo, nonostante non abbiamo per nulla tirato come avremmo potuto, ho goduto veramente tanto nel guidarla.
Si rientra ai box, ci fermiamo, cambiamo posto, e inizia la nostra giornata di lavoro, alternata ai turni per le formula.
La bellezza del mio lavoro, oltre ovviamente ad essere su queste macchine per molti inarrivabili, è quella di trasmettere le mie conoscenze in anni di gare a persone che fino a cinque minuti prima non avevano mai probabilmente infranto un limite di velocità. Un secondo dopo, invece, affrontavano la piega prima di curva 2 (si quella dove Zarco e Morbidelli hanno lanciato le loro moto contro Rossi e Vinales lo scorso anno in MotoGP) a oltre 220 km/h in pieno su una Porsche GT3.
Correggere errori e spingerli a farli andare sempre più forte, capire le dinamiche della pista. Tutte cose che mi erano mancate tantissimo.
Non dimenticherò mai uno degli ultimi clienti che al primo allungo, dopo l’uscita dai box, quando l’ago del conta giri supera quella soglia in cui il sei cilindri boxer cambia suono, con tutta la felicità possibile esclama: “AHHH THAT SOUND, YES!”
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