A cura di Federico Scannavino.
William Byron vince una noiosissima gara a Martinsville, diventando il primo pilota a vincere 2 gare della stagione NASCAR 2022. Ma la soporifera gara di domenica notte ha diviso i fan sui social su un interrogativo che potrebbe cambiare il Motorsport come lo intendiamo attualmente: le gare sono troppo lunghe?
Vediamo spesso i piloti risparmiarsi e mettersi in gestione nella prima metà di gara per poi accendersi nel finale, rendendo le competizioni una lunga attesa dell’azione che, in base a quello che si sta guardando, può diventare una attesa lunga anche ore. Questo problema è più evidente nelle competizioni americane che hanno in media una durata maggiore delle gare del Vecchio Continente, con le gare NASCAR e IndyCar che hanno durate medie di più di 3 ore. In NASCAR per cercare di tamponare il problema vengono usati gli Stage che dividono le gare in tre mini-gare con classifiche intermedie e ripartenze dietro safety car, ma non sono sufficienti.
Quindi la soluzione più semplice per aumentare lo spettacolo è accorciare le gare? Non proprio. Delle gare più corte porterebbero i piloti a dover gestire meno e poter lottare di più, ma viene meno la difficoltà del resistere per arrivare al traguardo e la bravura del pilota e della squadra nel dover gestire il mezzo per portarlo alla fine, rendendo il tutto una “semplice” gara di velocità.
Immaginate un gran premio di F1 di 45 minuti, con strategie ai box ridotte al minimo e nessuna gestione della vettura: emozionante si, ma estremamente sterile e senza carattere, confondibile con qualsiasi altra categoria. Immaginate una “24 Minuti di Le Mans” o una “100 Miglia di Indianapolis”, togliendo la sfida della resistenza per il divertimento; si perderebbe tutto il romanticismo soltanto per avere ascolti migliori e siamo sicuri che ne valga la pena?