A cura di Umberto Moioli.
Per un appassionato di motori l’inverno è un periodo complicato, noioso ed eccitante al tempo stesso: non ci sono gare, le piste sono chiuse, le moto sono un lontanissimo ricordo, per non parlare delle notture sui passi di montagna. Ogni tanto capita che arrivi una bella nevicata, sufficiente a far scattare l’euforia generale per i traversi: che sia posteriore, integrale, anteriore o il catorcio della nonna, quando arriva la neve non c’è scusa che tenga, non c’è lavoro, fidanzata o municipale che sia che possa fermare la nostra voglia di ignoranza motoristica. Il lato triste della questione è che, a causa del restante 98% della popolazione impanicata dal soffice manto bianco che colora le nostre strade, camioncini getta-sale e spalaneve in azione castrano il divertimento nell’arco di poche ore, lasciandoci tristi nella nostre mecchine mentre alla radio passano “The Sound of Silence”. Così, giusto per migliorare le cose.
Questo, bene o male, è stato lo scenario con cui noi appassionati abbiamo dovuto convivere per lunghi anni, fino a quando hanno incominciato a spuntare sparse qua e là in qualche località montana delle piste innevate aperte a tutti. Che sia stato un trend aiutato anche dai video di @Powerslidelover o dai costruttori di pneumatici che da qualche anno fanno testare le coperture invernali su supercar lanciate tra “cordoli ghiacciati”, sta di fatto che queste nuove piste invernali hanno iniziato a prendere piede, attirando a sé tantissimi appassionati in crisi di astinenza da gas.
Partito così alla volta di Champoluc in compagnia del pilota della Porsche Swiss Cup, Matteo Arrigosi, siamo andati a provare uno di questi track-day invernali organizzati da Track4Fun, l’organizzazione di Luca Adami che dal 1999 è una realtà affermata nell’ambito delle giornate su pista in tutta Italia.
Arrivati al punto di ritrovo, ciò che balza subito all’occhio è la grande eterogeneità delle vetture presenti: Nissan GT-R r35, Audi RS3, varie S1, Miata NB con gomme chiodate, Abarth 595, vecchie Subaru Impreza, Audi A4, A6, Porsche Targa ed anche vecchie cariole in pieno “rapinatore balcano” style. Insomma, auto di ogni genere, tutte guidate da persone diverse, animate però da quella sana voglia di puro divertimento che solo una bella sbandata sa regalare. Ed ecco che, mentre noi ci appostiamo per iniziare a scattare le prime foto, il primo gruppo entra in pista: qui Track4Fun ha intelligentemente limitato i gruppi ad un massimo di sei vetture per turni da 10 minuti l’uno. Una formula perfetta che dà a tutti il tempo di divertirsi, continuare a girare, far riposare il motore che viene sollecitato tantissimo a livello di temperature e soprattutto lo spazio in pista per driftare in sicurezza senza aver paura di essere centrati se, perdendo il controllo, si finisce in testacoda. L’aria frizzante che si respira alla pista di Champoluc non è data solo dalle fredde temperature invernali ma anche dalla “presa bene” generale di coloro che ai bordi del tracciato esaltano i piloti ed esultano al passaggio di qualsiasi vettura transiti davanti a loro con il posteriore di traverso: la sensazione è quella di essere stati teletrasportati direttamente in Giappone sulle pendici del monte Hakone in uno di quei video old-school anni ’90 in cui street-racers si divertono a driftare nel vero stile JDM. Risate, magliette sventolanti in aria, urla di stupore, nessuna competizione tra gli altri, nessun malumore: tutti si divertono, si godono le macchina, la guida e la giornata, e per un giorno la Val d’Aosta si tinge dei colori del Paese del Sol Levante. Ma se l’esperienza ai bordi della pista è impagabilmente memorabile, dentro ad essa il tutto è ancora più insensatamente fantastico. Dimenticatevi il grip, dimenticatevi il cronometro, la competizione, lo stress della performance. Tutto ciò che importa è sforzarsi di sentire il più possibile la macchina, capirla e… farla sbandare, godersi l’ebbrezza del traverso, il passare davanti a persone che, con un sorriso gigantesco stampato sulla faccia, sventolano le braccia in totale segno di approvazione e (magari) ricordarsi di non picchiarla contro un cumulo di neve. Tra un traverso e l’altro, una chiacchierata con questo e quell’altro, le foto di rito e un piede in ipotermia, la giornata volge al termine ed è tempo di tornare a casa, arricchiti però di un’esperienza unica, con le proprie abilità migliorate (per chi ha avuto il piacere di guidare) e pienamente soddisfatti nell’esser tornati a godersi una vera giornata di motori con lo spirito con cui andrebbero vissuti.