Recensione Spoiler di Race For Glory.
Prima di entrare nei dettagli: se non siete amanti degli spoiler, per quanto possa esserci di “spoilerabile” in una storia realmente accaduta e famosa come questa, vi sconsigliamo la lettura di questo articolo.
Nei giorni scorsi è stato proiettato, nei cinema italiani, “Race For Glory: Audi vs Lancia”, il nuovo film di Riccardo Scamarcio.
La pellicola racconta, in versione cinema, la storica rivalità tra Lancia ed Audi nel Mondiale Rally del 1983, quando la favoritissima Audi a 4 ruote motrici dovette fare i conti con la leggerezza della Lancia a trazione posteriore.
Partiamo col dire che se volete vederlo sperando in un documentario sulla sfida tra Audi e Lancia, non rimarrete soddisfatti.
È un film, e come tutti i film ha la sua quota di scene romanzate, errori, omissioni storiche ed invenzioni di trama.
La più palese di queste invenzioni ha un nome ed un cognome: Ugo Kurt.
Il giovane pilota, all’inizio vicino all’Opel, è un personaggio mai realmente esistito, che gioca però un ruolo di spessore all’interno della trama.
Un “extra” ben costruito, anche se con un ruolo poco carino: è il suo incidente in Finlandia, quasi a voler ricordare quello della Escort di Reijo Nygren che proprio in Finlandia quell’anno perse la vita, a far capire quanto il rally sia una disciplina pericolosa.
Alla figura di Kurt si lega in qualche modo anche quella di un altro personaggio, Jane McCoy.
Figlia di un ex campione di rally morto in un tragico incidente, laureata in medicina ed insegnante della stessa materia all’università, con la voglia di stare il più lontano possibile da quel mondo che l’ha privata del padre, ma dal quale, per un motivo o per un altro, non riesce a liberarsi.
Si tratta però, a nostro parere, di una forzatura: un tentativo non troppo apprezzato di inserire necessariamente una figura femminile di spessore in una trama forse un po’ troppo dominata da figure maschili.
Ad ogni modo, incontra Cesare Fiorio (Scamarcio) alla festa post-gara di Montecarlo, e il torinese è così tanto colpito dalla sua capacità nel suo lavoro che decide di assumerla come medico di squadra.
Assisterà piloti e staff tecnico nella dieta e nelle visite mediche, dando però a Kurt l’OK per correre in Finlandia nonostante il pilota non fosse al 100% delle proprie condizioni: sarà lei a tenere aggiornato Fiorio sulle condizioni del giovane Ugo dopo l’incidente che lo manderà in coma.
Uno dei personaggi principali, nonché uno dei più attesi, è ovviamente quello del pluricampione tedesco Walter Röhrl.
Il pilota teutonico, dopo la vittoria del 1982 con Opel, decide di darsi all’apicoltura. Ma non riesce a resistere alle avances di un carismatico Fiorio e, soprattutto, alla possibilità di guidare la nuova Lancia.
Personaggio che viene rappresentato benissimo, dalla sua passione per le api che lo porta a fermarsi durante un trasferimento da una tappa all’altra per acquistare del miele artigianale, alla sua volontà di non vincere il titolo piloti per non essere assediato da fotografi e giornalisti. Come nella realtà, infatti, Röhrl correrà solamente una parte degli appuntamenti previsti dal WRC, lasciando di fatto la vittoria del mondiale piloti ad Hannu Mikkola.
Uno dei personaggi più riusciti, a nostro avviso, è quello di Roland Gumpert, direttore sportivo di Audi Sport, interpretato da una vecchia conoscenza per noi appassionati di film sul motorsport: Daniel Brühl, il Niki Lauda del film “Rush”.
Gumpert è l’antagonista umano del film, il classico stereotipo, ben riuscito, del tedesco antipatico ed altezzoso, sicuro della vittoria già dall’inizio. Un po’ esagerato nei proclami, non si lascia sfuggire occasione per far pesare ogni successo al suo rivale italiano.
Una figura ben rappresentata, sia dalla trama che dal bravissimo Brühl, che riesce perfettamente a trasmettere l’essenza del suo personaggio.
Ed infine lui, il protagonista, anche più delle macchine: Cesare Fiorio, interpretato da Riccardo Scamarcio.
Il direttore tecnico di Lancia è stato interpretato bene dall’attore italiano, che oltre ad incarnarne perfettamente lo stile, sia nel vestiario che nei modi, è riuscito a trasmettere alla perfezione il carattere di Fiorio e la sua incessante sete di vittoria.
Dal rapporto con il suo staff al modo in cui convince Röhrl a correre per Lancia, il personaggio di Fiorio (al netto della prestazione di Scamarcio) è ben rappresentato e fedele al vero Fiorio e a come lui si è sempre descritto.
E come, probabilmente, si sarà raccontato agli sceneggiatori, dal momento che il vero Cesare era presente alla festa a Montecarlo, come comparsa.
Prima di passare alla trama e alle auto, una piccola curiosità: quello che vedete in foto, insieme a Scamarcio, è Lapo Elkann.
Rappresenta nel film l’Avvocato Gianni Agnelli, presidente del Gruppo FIAT di cui Lancia fa parte e nonno, non nel film ovviamente, proprio di Lapo.
Ma veniamo alla trama, e partiamo dal trailer: quella che più ha suscitato dubbi è stata la scena dove la 037 e la Quattro si danno battaglia “ruota a ruota”, come direbbe qualcuno.
Non c’è cosa più sbagliata nel rally, ovviamente, dove si corre contro il tempo e non contro altri avversari.
Ed infatti, guardando il film, si capisce che si tratta di un’impressione senza fondamento: la battaglia avviene durante uno spostamento da una tappa all’altra, dove è effettivamente possibile che due auto in competizione tra loro nella prova si incontrino.
Ciò avviene, come abbiamo spiegato prima, per via della sosta non prevista di Röhrl per acquistare il miele.
Com’è giusto che sia in un film, c’è molta azione “dietro le quinte”: la festa a Montecarlo, i vari meeting con Agnelli e con il direttivo della squadra, gli incontri casuali tra Fiorio e McCoy e le trattative del direttore italiano con Walter Röhrl.
Non manca l’azione in pista, sia nel circuito di prova (dove la Lancia con Röhrl al volante farà segnare un record di 37 secondi, che darà il nome alla vettura: 037), sia nelle varie prove: Montecarlo, Portogallo, Grecia, Finlandia e Sanremo.
Race for Glory però regala poca azione su quattro ruote: il regista, Stefano Mordini, premia più gli aspetti “off track” della storia e non esagera nel mostrare le due protagoniste meccaniche darsi battaglia a suon di cronometro.
C’è da comprenderlo, però: per quanto il rally sia un bellissimo ed avvincente sport per noi appassionati, bisogna ammettere che al netto di grossi errori ed incidenti, c’è poco che possa intrattenere dei “profani” della disciplina.
Diventa quindi difficile incollare allo schermo gli spettatori mostrando una semplice derapata sullo sterrato oppure un guard-rail sfiorato a 200 all’ora: serve una trama che intrattenga.
E Race For Glory lo fa.
Ed ecco che storia e creatività si uniscono per la realizzazione di un ottimo prodotto: dalla storia inventata di Ugo Kurt e del suo incidente al personaggio di Jane McCoy, ogni spunto è ottimo per intrattenere.
Ovviamente, non possono mancare i lampi di genio di Fiorio: prima inganna la FIA sui modelli omologati per strada della 037, 200 da regolamento, facendo spostare gli stessi 100 esemplari da un parcheggio all’altro mentre lui invita a pranzo i giudici francesi.
Poi, inganna Audi e Gumpert alla prova d’apertura del mondiale a Montecarlo: prima cosparge di sale il tracciato, facendo sciogliere la neve che avrebbe regalato la vittoria alle 4 ruote motrici della Quattro; poi, fa partire le sue Lancia con le gomme chiodate, condizionando la scelta di Audi che decide di copiare la strategia.
Peccato che Lancia abbia preparato un furgone con dei meccanici e le gomme giuste a metà tracciato: nonostante il cambio gomme in corso d’opera, Lancia riesce a vincere la prova.
Ma il genio di Fiorio non è sufficiente: la trazione integrale della Audi Quattro, derivata dai mezzi militari tedeschi, sbeffeggia Lancia in ogni contesto non asfaltato.
In Svezia, sulla neve, la squadra torinese decide di non presentarsi, in Portogallo nonostante il buon passo perde per la troppa fragilità della vettura, dovuta alla continua ricerca della leggerezza.
In Finlandia, Röhrl si presenta solamente da spettatore: alla guida della prima Lancia c’è Kurt, che per un problema alle sospensioni finisce in una scarpata e va in coma.
Sull’asfalto, però, non c’è storia: la potenza e la leggerezza della 037 la fanno volare, e dopo Montecarlo la squadra Martini vince in Francia (dove monopolizza il podio), in Grecia ed infine a Sanremo, dove con un altro podio completamente Lancia, la casa torinese si aggiudica matematicamente il titolo costruttori.
In Toscana, però, a trionfare non è Röhrl: il tedesco lascia volontariamente la prima piazza al finlandese Markku Alén, abbandonando definitivamente la possibilità di vittoria del campionato piloti e riuscendo quindi nel suo intento di correre senza essere ammorbato dai giornalisti.
Tutto sommato, quindi, Race For Glory è piaciuto. A noi, ma anche alla critica: sia Mortini che Scamarcio hanno ricevuto lodi e complimenti per questa pellicola. E ve lo consigliamo. Certo, ripetiamo che si tratta di un film e non di un documentario, ma è godibile ed avvincente, e si lascia guardare.
E poi, volete davvero perdervi un film dove finalmente ad avere la meglio siamo noi italiani?