Cosa può fare una Peugeot 206+ nera con un motore stock in una gara endurance di 8 ore su un kartodromo in cui competono piccole city car preparate da pista? Conquistare la terza posizione, a quanto pare.
L’impresa di Busca è stata impressionante, eroica e anche incredibilmente snervante, ma partiamo dal principio.
La nostra Black Pearl è una semplice Peugeot 206+, con un motore 1.6 16V da 110 cavalli (sulla carta) e dotazioni di serie. Le uniche modifiche sono state dirette alla riduzione del peso (togliendo tutti gli accessori superflui), alla messa in sicurezza del pilota (con sedili da corsa e cinture a quattro punti), uno spoiler comprato su AliExpress e due santini (di dubbia fede religiosa).
Come concorrenza ci siamo trovati contro auto molto più preparate della nostra: chi aveva il turbo o addirittura un compressore volumetrico, chi un roll bar e il differenziale, chi semplicemente un motore più grosso. A Ottobiano la mancanza di potenza era stato il nostro principale tallone d’Achille (non Davide, anche se Davide dovrebbe stare zitto un po’ di più), ma in un circuito con lunghe curve di percorrenza come quello di Busca, dove la macchina conta meno e il pilota molto di più, sapevamo di potercela giocare.
Già dalle libere la macchina sembrava una gran macchina e paradossalmente questo è stato un problema siccome, vedendo che stavolta avevamo possibilità di giocarcela, tutti quanti sono diventati estremamente nervosi, rischiando di perdere la partenza. Per fortuna siamo riusciti a mettere la testa a posto quanto bastava per entrare nel tracciato e siamo stati fortunati con la posizione sulla pista. Infatti alla bandiera verde Davide aveva sostanzialmente pista libera, fondamentale per prendere confidenza con il tracciato e la macchina.
Il primo stint ci mostra da subito quale sarà il grande nemico della gara: il caldo. C’era da aspettarselo d’altronde, è bastato un inizio aprile ai piedi delle Alpi cuneesi caratterizzato da un caldo soffocante e con pochissimo ricircolo d’aria per vedere i problemi cominciare ad affliggere auto e piloti. In totale la safety car è uscita una decina di volte a causa di auto ferme in pista, ma molte di più sono state le soste ai box per problemi meccanici.
La Perla Nera per fortuna ha avuto un solo problema, ovvero la prematura morte della sonda giri dopo sei ore di gara. Stesso problema di Magione, quella volta però era durata quasi dieci ore. Tuttavia, questa volta eravamo pronti e il nostro mitico pilota-meccanico Matteo Arrigosi ha riparato il problema in circa una decina di minuti con una lucidità di testa incredibile. Con la macchina riparata eravamo a circa quindici giri dal podio, ma la roulette dei problemi ha colpito anche i nostri diretti rivali, gli Italian Snipers, e alla fine della gara siamo riusciti a finirgli davanti per un giro e mezzo.
Il problema più grande però lo ha avuto il nostro Scan: a causa dell’eccessivo caldo e della disidratazione si è sentito male mentre stava guidando, ma “La Rondine Scannavino” non si è lasciata demordere e ha continuato a guidare per tutto il suo stint facendo segnare il giro veloce personale e un sorpasso incredibile. Sceso dalla macchina lo abbiamo tranquillizzato e idratato, gli abbiamo fatto i complimenti per aver guidato incredibilmente bene in condizioni terribili e lo abbiamo insultato perché ha preso una decisione incredibilmente stupida.
Piccolo consiglio: non scherzate mai con il caldo, soprattutto se siete alla guida. È importantissimo idratarsi a sufficienza prima di scendere in pista.
Quindi sette ore di gara hanno visto l’alternanza tra Arrigosi e Achille e il loro lavoro lo hanno fatto benissimo: il primo con tempi martellanti degni di un pilota professionista, il secondo con sorpassi che hanno acceso le tribune.
Mi sono tenuto il vero dramma per la fine, come ogni racconto che si rispetti. La Perla Nera manca dell’indicatore della benzina. Noi manchiamo delle doti mentali per capire quanto consuma la macchina, come anche mancavamo del dato più importante di tutti: quanto cavolo è grande il serbatoio?
Per più di mezz’ora, a circa metà gara, abbiamo discusso su quando sarebbe stato opportuno il rifornimento, se la macchina ne avesse avuto abbastanza per arrivare fino alle 15 per poter fare il cambio pilota, se Teo sarebbe riuscito a reggere abbastanza in quell’abitacolo, se la matematica fosse davvero un’opinione e se fare lo scientifico fosse stata una grandissima perdita di tempo. Quest’ultima cosa si è dimostrata alla fine falsa. Abbiamo deciso di tirare fino alle 15 così da avere poi solo tre ore di gara da fare con un pieno e abbiamo avuto ragione della scommessa. Quanta benzina abbiamo messo durante il rifornimento? Boh. Quanta benzina è rimasta nel serbatoio a fine gara? Boh. Quanto pesava il barile di benzina dopo la sosta? Un sacco meno.
Questa è stata la maxi-storia della 8 Ore di Busca. Abbiamo fatto uno splendido podio di categoria contro rivali molto più forti di noi. Non abbiamo sbagliato nulla nell’esecuzione e direi che tocca fare personalmente i complimenti: a Claudio che ha centrato tutte le chiamate per le soste e ha tenuto in piedi il team come una colonna dorica; a Matteo che ha fatto il martello in pista e ha saputo usare il martello sulla macchina per ripararla; a Davide che rompe i coglioni, ma in pista ha guidato come Fernando Alonso, se non pure meglio; a Federico che ha tenuto alto lo spirito nonostante il mal di pancia; a Giulia che tiene alto lo spirito di tutti cantando alla radio e lamentandosi delle discutibili scelte del DJ; a me perché il calcolo sulla benzina l’ho fatto io (ho preso 80 alla maturità in un liceo scientifico).
Ecco, ho detto tutto. Ringraziamo tutti i nostri fan e amici per il supporto che ci hanno mostrato prima, durante e dopo la gara.
Ora posso andare a farmi la doccia, ho ancora lo champagne sui capelli.