A cura di Davide Achille e Claudio Boscolo.
Si sa, guidare a certi livelli nel mondo dei motori non è mai facile: pressione elevata, vetture estremamente potenti e talvolta piloti non propriamente all’altezza possono essere dei pericoli ambulanti o dare vita a vere e proprie leggende del motorsport. Oggi ci vorremmo dedicare a questi “paladini” e in particolare ai fenomeni non proprio fenomenali partoriti dal Sol Levante e calati sul magico palcoscenico della Formula 1 che più ci hanno rubato il cuore.
Takachiho Inoue (Taki Inoue)
Il pilota più vecchio del lotto, attivo nelle stagioni 1994 e 1995 con le vetture Simtek e Footwork si distinse per essere unilateralmente considerato come il pilota meno talentuoso ad aver mai guidato una vettura di Formula 1. A tal proposito Johnny Herbert, compagno di Michael Schumacher in Benetton, quando durante un test prese più di due secondi dal proprio compagno di squadra affermò: “mi sento quasi come Inoue”. Le ragioni per cui il buon Taki viene ricordato sono principalmente due e sono, a tal proposito, due incidenti piuttosto bizzarri: il primo a Monaco e il secondo in Ungheria. Il più celebre fra i due avvenne all’Hungaroring quando il pilota giapponese, per spegnere le fiamme divampanti sulla propria vettura, decise di correre dai commissari di gara a prendere un estintore, ma venne investito dall’auto del servizio medico sopraggiunta per sincerarsi delle condizioni del pilota.
Yuji Ide
Nel 2006 la neonata scuderia Super Aguri si presenta sulla griglia di partenza con una coppia di piloti giapponesi: Takuma Sato e Yuji Ide. Quest’ultimo rappresenta una rapidissima meteora nel passato recente della Formula 1 dato che fu il portacolori del team giapponese per solo quattro gare. Nell’occasione del gran premio di San Marino, Ide raggiunse il climax della propria carriera causando il cappottamento della Midland di Christian Albers alla curva del Tamburello. A causa di tale manovra il pilota, su consiglio della FIA, venne sostituito da Frank Montagny e successivamente la FIA stessa decise di revocargli la superlicenza.
Sakon Yamamoto
Dopo la squalifica per doping di Frank Montagny, il team Super Aguri si vide costretto ad affiancare a Takuma Sato l’ex collaudatore Jordan Sakon Yamamoto. Il pilota nipponico, ingaggiato per le restanti gare del campionato, ottenne quattro ritiri e tre arrivi troppo lontani dalla zona punti. Chiusasi la parentesi Super Aguri il pilota passò alla Spyker, anche qui Sakon non colse nessun risultato degno di nota. Dopo un paio di stagioni passate nel ruolo di collaudatore per la Renault venne poi ingaggiato dalla scuderia HRT anche qui come test driver. L’apice della sua carriera la raggiunse nel gran premio di Germania dove venne chiamato a sostituire il titolare Karun Chandhok. Alla partenza il pilota Giapponese non si accorse di aver inserito il limitatore per la pit lane con il risultato di esser sfilato da tutte le vetture a fondo gruppo, compresa la medical car. Conclude mestamente la carriera senza raccogliere punti iridati.
Takuma Sato
Più che di flop sarebbe opportuno parlare di un pilota eccessivamente irruento in quanto, a livello di prestazioni, il pilota di Tokyo riuscì a raccogliere diversi punti in carriera oltre al podio ottenuto ad Indianapolis nel lontano 2004. Tuttavia Takuma va anche ricordato per alcuni incidenti degni di nota come quello a Montecarlo nel 2002 in cui distrusse, oltre alla sua monoposto, anche quella del compagno di scuderia Fisichella. Altri due episodi da menzionare si verificarono rispettivamente in Belgio e in Giappone nel 2005, a SPA mise fuori gioco Michael Schumacher che all’epoca era in lizza per il mondiale e, a Suzuka, il pilota italiano Trulli. Per questa sua eccessiva irruenza Sato venne spesso criticato dai suoi colleghi. Takuma ebbe anche l’occasione per mettersi in luce in IndyCar e nella prestigiosissima 500 Miglia di Indianapolis (che vinse nelle successive edizioni) dove andò a sbattere contro il muro all’ultima curva dell’ultimo giro, mentre era in testa in solitaria.