A cura di Matteo Arrigosi.
Sabato 4 Settembre, Circuito Tazio Nuvolari. A quasi due anni dall’ultima uscita si torna finalmente tra i cordoli con amici. Sfruttando la giornata organizzata da “Il garagino” di Luca Mantovani, decidiamo che 4 ore di pista possono bastare per far sgranchire le gambe alle nostre macchine. Presentiamo le protagoniste: una Renault Clio RS 197, una Nissan 350z in versione 301 cv e una Chevrolet Camaro, che per tutti noi è Bumblebee.
Dopo aver preparato il box e mangiato pane e salame, come da tradizione, alle 14.00 scatta il semaforo verde.
Faccio partire il tempo, 4 ore passano velocemente quando ti diverti. Partiamo con la Nissan, tante cose da controllare, visto che nemmeno il Covid ha fermato l’evoluzione della Fairlady (per dirla all’americana). Dopo assetto e impianto frenante è toccato a differenziale e coppia conica corta. Risultato? Hanno trasformato una delle migliori coupè a trazione posteriore di inizio anni 2000 in qualcosa di ancora più divertente e veloce.
Dopo la giapponese è toccata all’americana. E vi stupirò con quello che sto per scrivere. Nonostante la Camaro non sia nata per stare in pista, con poche migliorie, riesce ad adattarsi, ed essere divertente anche nelle curve. Sul dritto principale del Tazio siamo riusciti a mettere addirittura la terza!
Ovviamente la stazza, in una pista cosi tortuosa, è un grosso limite, ma con due dritte al proprietario, i freni e le gomme giuste, ha saputo dare soddisfazioni.
E la Cliona? Essendo la mia, l’ho voluta lasciare per ultima. Non solo qui ma anche in pista. Forse l’ultima della grande dinastia, o forse follia, Renault Sport. La ricetta è sempre stata una: piccole utilitarie con nel cofano il motore più grande possibile. E quando non c’era lo spazio nel cofano a saltare sono i sedili posteriori, come fu per la Clio V6.
La terza serie della Clio RS è forse la più bella esteticamente, con quei parafanghi enormi, è forse la più riuscita telaisticamente parlando, con un avantreno molto bello da guidare. Il motore… beh qualche cavallo in più non avrebbe fatto male, ma magari non passerebbe i 7000 giri al minuto e sarebbe stato un male. Quindi va bene cosi. Bisogna guidarla per farla andare forte, come una volta.
Devi usare sempre quel cambio con i rapporti cortissimi per farla andare. Soprattutto quando esci da curva tre, il tornantino, di seconda, bassissimo di giri. Ancora prima del punto di corda hai giá giù il gas perché devi passare quella soglia dei 5500 giri quando entra in azione il variatore di fase e l’F4R830 si risveglia. Poi terza, quarta subito tenendo giù per fare la S veloce. Sacrifichi la prima per prendere a bomba la seconda ma i commissari hanno messo dei dissuasori per non tagliare (maledetti…) e quindi allarghi in uscita come se non ci fosse un domani, andando a pizzicare l’erba.
Neanche il tempo di respirare e si va a frenare forte per entrare nella seconda parte della pista. Tornante a destra seguito da una doppia sinistra. Non facile da interpretare, soprattutto con una “tuttoavanti”. È quella classica curva dove il sottosterzo ti aspetta, ti vede e dice “dai vieni, ti stavo aspettando”. Ritardi il freno, la porti dentro, non troppo, giri, e giù subito sul gas per portarci verso le ultime due curve. Prima una S stretta seguita da un curvone che immette sul dritto. Fatto questo, ripetere.
Ore 18.00, il semaforo diventa rosso, il sole tramonta ed è tempo di caricare tutto, due foto di rito e si sceglie il ristorante dove cenare.
Pist&kitammurte è tornato!
Fotografie di Stefano Monteforte (SA Media Photography).