A cura di Claudio Boscolo.
Dopo Senna e Baggio è anche il turno di Vale ad unirsi al più comune adagio dei bar sport di tutta Italia.
Abbiamo avuto qualche stagione per prepararci mentalmente a quanto visto ieri e devo dire che tutta la preparazione è stata inutile.
Ieri il mondo si è diviso in due categorie: chi si è commosso e chi ha mentito a sé stesso e agli altri spudoratamente.
Il senso di vuoto è innegabile: e adesso che si fa?
Noi cresciuti a pane e modellini della Honda 500 2T della Nastro Azzurro, a scorrazzare sui motorini col 46 su qualunque parte visibile ed invisibile, a vedere VR come misura di tutte le cose a due ruote e un motore.
Noi che abbiamo pianto all’ultima sulla Honda, rabbrividito al salto nel vuoto sulla sella Yamaha, che abbiamo visto l’ascesa, la sconfitta, le lacrime, le ossa rotte, i fallimenti in rosso, il ritorno alla casa dei tre diapason, il vuoto nel cuore dopo Valencia 2015.
Noi che abbiamo visto la storia del sorpasso riscritta a Laguna Seca e poi in Catalunya nel 2009, che abbiamo vissuto la rivalità col pirata Biaggi, con Gibernau, con il canguro mannaro Stoner, con l’alieno Marquez.
Come faremo?
Smetteremo di urlare “Rossi c’è” dopo un sorpasso in autostrada o una vittoria su MotoGP alla Playstation?
Ci dimenticheremo cosa sia stato svegliarsi ad orari improponibili per vedere Philip Island con ben 36 minuti netti di sonno derivati dal sabato sera per vedere il 46?
Pranzi di famiglia che si trasformano nella “marea gialla”, “Amore dai facciamo che ci vediamo alle 3 che alle 2 corre il Vale dai, non ti arrabbiare su!”, turni di lavoro domenicali a pane e Sky Go.
Hai visto Vale a cosa ci hai costretti?
Ah maledetto tempo che passi così inesorabile, ma oh ragazzi, che fortuna abbiamo avuto!
Perché abbiamo assistito ad una persona capace di unire milioni di persone di tutto il mondo sotto lo stesso vessillo giallo nemmeno fosse il Papa; anzi, sono abbastanza sicuro che il Papa farebbe fatica a riempire il Mugello così come Vale ha fatto per più di vent’anni di fila.
Non bastano aggettivi, parole o altro per descrivere Vale, sarebbe anche inutile farlo.
Quello che so è che, amando o meno la MotoGP, amando o Meno Valentino Rossi, tutti rendiamo grazie per quanto ha fatto per il motorsport: siamo davanti al Muhammad Ali della nostra generazione, al Maradona, a Pelé e a tutti coloro di cui abbiamo sentito parlare nelle leggende.
Noi abbiamo vissuto Valentino Rossi e dobbiamo esserne orgogliosi.
Ognuno di noi ha un ricordo legato al 46 giallo e quanto è bello che sia così.
Un faccino impudente che è entrato nelle nostre case con la Polleria Osvaldo e la mitica bambola gonfiabile Claudia Skiffer per poi macinare record su record e farsi applaudire da tutto il globo.
Com’è strana la vita, com’è bello aver vissuto queste domeniche a bestemmiare e godere per te.
Grazie, Vale.