A cura di Claudio Boscolo.
Come dite? Grande gara? Spettacolo in pista? Jeddah da incorniciare per le emozioni?
No, non mi ha trasmesso nulla di tutto questo, solo grande disgusto e senso di schifo.
“Ma come? Le bandiere rosse e le ripartenze? Dai il drama di Max e Lewis!”
No, non mi è piaciuto per nulla, sinceramente ho trovato tutto surreale e grottesco, sia in pista che in direzione gara.
Partiamo da un semplice presupposto la Formula 1 è una competizione, non un film d’azione.
Non è Death Race con Jason Statham, non è Mad Max Fury Road e nemmeno Driven.
La Formula 1 deve restare una competizione e non un prodotto figlio di Netflix, non deve dare gargantuesche emozioni forzate, decisioni pericolose e discutibili solo per alimentare drama e la fastidiosa voice-over di Buxton.
Facciamo un passo alla volta, già la decisione di creare una pista nel bel mezzo di uno dei paesi con meno diritti fruibili a donne e comunità LGBT+ non è che mi facesse gridare al progresso, vista la campagna di sensibilizzazione della F1 stessa.
Pecunia non olet, si sa e tiriamo avanti.
Poi la pista viene completata qualcosa come il giorno prima, sempre meglio oserei dire. Poi arriviamo alle libere di Formula 2 e si inizia col valzer dei rinvii perché i jersey in cemento non sono fissati bene, l’asfalto è scivoloso, il vento è contrario e ho pronto il pranzo quindi mia madre non vuole che si parta.
In sostanza attendiamo circa 1 ora prima di avere una luce verde.
Il week end mette subito in luce i problemi del tracciato con velocità troppo elevate e vie di fuga inesistenti non solo per la sicurezza dei piloti ma anche per garantire semplicemente il passaggio in sicurezza dietro la Safety Car delle vetture.
Quindi su 3 gare della F2 salviamo giusto la seconda con il climax di gara 3 con due bandiere rosse dove la prima, sacrosanta, mentre la seconda totalmente inutile.
E poi arriva la F1.
Signori dove l’avete vista una bandiera rossa per sistemare lo sponsor delle Cryptovalute?
Si scherza ma non troppo perché in fin dei conti, ok le barriere sono state si danneggiate dal botto di Mick, ma in una manciata di minuti è stato sistemato tutto e davvero dove cribbio stava la ragione del sospendere la gara se non creare di proposito una ripartenza?
In tutto ciò possiamo ammirare un Max Verstappen con una calma zen al pari di John Rambo che resta a secco di munizioni accerchiato da “diciassedici” Vietcong.
Perché Max questa gara l’ha corsa con la cattiveria di chi è disposto davvero a tutto, eliminazione fisica dell’avversario compresa per portare a casa il titolo.
Proprio l’alfiere di Red Bull mi ha deluso perché mi sarei aspettato maggior lucidità in parecchi frangenti ed invece ha sbagliato non poche volte.
Come al solito, in tutto ciò, Michael Masi è apparso sempre più “confuso e felice”. Prima messo sotto pressione da Mercedes con la chiamata in filo diretto e poi con la controversa decisione relativa al contatto Hamilton-Verstappen.
Punire solo Verstappen a mio avviso non è stato corretto in quanto entrambi i piloti si sono resi protagonisti di scelte insensate, grottesche ed antisportive.
Verstappen ha giocato oltre al limite del ridare la posizione, Hamilton ha provato a non riprendersi la posizione andando così al contatto.
Entrambi hanno commesso un grosso errore e, a parer mio, dato una cattiva pubblicità dello sport e quindi corretto punire entrambi, anche se ininfluente ai fini del risultato, più per dare un segnale che per avere effetti ai fini del risultato.
Quel che è chiaro è che Masi sta faticando nel reggere la pressione di questo finale incandescente. La sensazione è che, oltre a non reggere la pressione dei vari team principal che si attaccano alla cornetta ad ogni occasione utile, voglia quasi fare ammenda al disastro di Silverstone creando sempre più caos e forzando situazioni per creare un bilanciamento che non dovrebbe crearsi.
Questa trasferta di Jeddah ha messo in luce basicalmente che la strada presa da Liberty Media sia esclusivamente mettere sotto i riflettori lo spettacolo e non la competizione, non la velocità ma la vendibilità del prodotto F1.
Liberty Media ha creato una rivalità che di base non esiste poiché Max e Lewis non hanno nemmeno una vera rivalità da “anni 90”, semplicemente abbiamo due piloti di due squadre diverse disposti a tutto per vincere, il comportamento che sia Max che Lewis tengono l’uno nei confronti dell’altro lo terrebbero anche con Pippo, Pluto, Paperino ed il me che è arrivato in F1.
Non esiste una rivalità vera e propria, semplicemente vengono estremizzate situazioni, dichiarazioni dei diretti interessati o sui diretti interessati ma tutto dall’esterno. Appunto per vendere e creare situazioni che di base non esisterebbero.
Mi sono espresso molte volte sulla contrarietà di questo modus operandi ed ancora una volta mi trovo a ripetere che questo non è il bene della F1, forzare spettacolo e situazioni non è la panacea di tutti i mali.
Fossi nella Federazione, forse, mi impegnerei a colmare le lacune e le cancellature del regolamento di gara ed aiutare così gli stewards nelle decisioni.
Siamo alla massima espressione del motorsport, non ai noleggioni con gli amici.