A cura di Alessandro Rizzuti.
La cultura dell’hype, il creare aspettative per poi (spesso purtroppo) non rispettarle. Una pratica ormai troppo diffusa, che abbiamo vissuto in prima persona al MIMO. Quello che si presentava come il successore del compianto Motor Show Bologna, nell’edizione 2022 è sembrato quasi un raduno di provincia mal organizzato.
Partiamo dalla cornice espositiva fantastica in quel del pieno centro di Milano, dove lo scorso anno era la splendida cornice di un parco auto da sogno, con hypercar e supercar come se piovesse.
Ogni angolo era pura gioia per gli occhi.
Quest’anno sembrava di essere al posteggio della stazione data l’immensa quantità di SUV e di vetture ordinarie presenti.
La delusione al primo impatto è stata piuttosto cocente avendo negli occhi il MiMo 2021.
Il tentativo di mettere sullo stesso piano la sostenibilità e l’elettrificazione assieme a supercar ed hypercar, nello stesso contesto, è risultata quasi paradossale con il risultato, ovvio, scontato e giusto, che tutto l’interesse del pubblico andasse per i modelli di lusso e più prestazionali piuttosto che per la moltitudine di SUV elettrici e non.
Molto deludente, ancora una volta, il pochissimo spazio dedicato alle moto, con una manciata di stand e basta.
Solo la sfilata di supercar e hypercar il giovedì nel tardo pomeriggio ha salvato la compagine milanese dell’evento.
L’occasione per far bene, però, era bella ghiotta in quanto era stato dichiarato che sarebbe stata un’edizione volta ad esaltare anche la grande storia del circuito di Monza che ormai sembra sempre più volto a promuovere gli NFT dell’autodromo stesso piuttosto che curarsi e porre l’accento sul fatto che questo era uno degli eventi cardine del Centenario del tracciato monzese.
Neppure il passaggio della Mille Miglia ha salvato questo triste show, che prometteva azione in pista e emozioni sul tracciato di gara. Che poi, “passaggio”. La sfilata di auto storiche ha attraversato parte della pit lane per poi andare a parcheggiarsi nel paddock sotto un sole cocente. Sei chilometri di autodromo? Nah, meglio un centinaio di metri. Avere più di mezz’ora per poter fare due foto alle auto? Ma che sei matto, devono partire subito per Brescia. È già tanto che hai beccato Arturo Merzario sgasare sulla sua auto.
L’evento era pubblicizzato come una vetrina per i più grandi marchi dell’automotive internazionale, per la precisione ben cinque: Lamborghini, McLaren, Pagani (domenica almeno ha girato la Huayra R, gran bella bestia), Dallara e Mercedes con qualche Classe A AMG. Niente a che vedere con il maestoso parco auto dello scorso evento. Per carità, abbiamo visto delle gran belle auto, peccato che fossero molto poche rispetto a quanto proclamato.
Anche l’organizzazione ha lasciato molto a desiderare. Quel poco pubblico presente il sabato (“grande successo” di forse un migliaio di persone, vabbè) si è riversato giustamente in pit lane a vedere le sfilate (con un ritardo sulla tabella di marcia piuttosto consistente e pit lane bloccata per nessuna ragione visto che le auto non sarebbero passate per almeno due ore ancora). Peccato che non ci fosse uno spazio assegnato esclusivamente ai media accreditati. Ci siamo ritrovati a spintonare un po’ il pubblico e decidere di salire in sala stampa per fare le foto dei passaggi così come tantissimi altri fotografi e media. Insomma, noi onesti lavoratori non eravamo in grado di lavorare.
A tutto ciò si unisce il grottesco “pettorina gialla gate” dove, per poter assistere dal passaggio della Mille Miglia e delle altre attività del sabato dalla pit wall o da altre postazioni fotografi pareva necessario prenotare questa famigerata pettorina gialla una settimana prima dell’evento stesso presso il portale dell’autodromo stesso.
Peccato che nessuna comunicazione ufficiale, tra le centinaia di mail di spam che ci arrivano per l’evento, fosse stata ricevuta da gran parte di fotografi ed operatori media presenti all’evento. Di fatto le pettorine gialle erano riservate ad un limitato gruppo di soliti fortunati che evidentemente hanno avuto un canale comunicativo privilegiato con l’organizzazione oppure siano stati fortunati nel ricevere l’informazione tramite passaparola.
Sempre su questa linea il sabato pomeriggio, in vista del track day del giorno successivo, abbiamo deciso di chiedere allo stand di MiMo se servisse prenotare qualche pettorina oppure il pass media ci avrebbe garantito la possibilità di entrare in pit lane senza ulteriori problemi. Ebbene signori, quale più italica risposta se non il più classico “non lo sappiamo, non ci hanno dato le disposizioni per domani, solo quelle per oggi”.
Potete ampiamente immaginare la nostra faccia nel sentirci rispondere così.
Alla fine, per svolgere quasi tutte le stesse attività per cui sabato era richiesta la pettorina domenica invece è risultato sufficiente il pass media. Uno splendido, grandioso controsenso.
Ad aumentare il nostro stupore, ma in negativo c’è stata anche la situazione del podio di Monza.
Ebbene se il sabato un sacco di persone hanno potuto usufruire del podio per scattare foto e visitare lo stesso, la domenica non è stato possibile.
Da quanto abbiamo appreso qualche “professionista dell’informazione” ha ben pensato di far scivolare una bottiglietta di acqua dal podio direttamente sul tracciato e questo ha portato la chiusura del podio per il giorno successivo.
Forse anziché vantarsi di avere più di 105.000 accreditati sarebbe stato meglio selezionare un filino chi avrebbe potuto partecipare all’evento stesso, per l’incolumità di tutti.
Bene, quindi il podio sarebbe stato off-limits per tutti fatta eccezione per gli operatori del circuito, tuttavia la domenica abbiamo visto un po’ di movimento e di pass “guest” sul podio che nulla avevano a vedere con gli operatori del circuito.
Ovviamente non è stato tutto un flop. Siamo infatti riusciti a ottenere un’intervista con il responsabile della Scuderia del Portello, l’unico club ufficiale per le Alfa Romeo storiche da competizione e prendere i contatti con l’Associazione Gino Macaluso e ATS Automobili. Ma soprattutto siamo diventati amici con i vigili del fuoco lì presenti con due autobotti da mostrare al pubblico. Solo in questi casi siamo riusciti davvero a cogliere la passione e la dedizione verso il mondo delle auto (o verso la vita delle persone nel caso dei pompieri). Chissà se ripareranno mai quel buco che si è aperto davanti alla posizione dei pompieri, prontamente segnalato da questi per non correre il rischio che un bambino si fosse fatto male.
Infine il tracciato è stato sfruttato a pieno da auto e persone addette ai lavori solo la domenica, peccato che a parte qualche auto particolare (una vecchia Toyota MR2 o una Caterham) e la Huayra R non ci fosse niente di davvero unico a rendere onore all’evento. Insomma, il MiMo è stata una sagra di paese mediocre, con poche attività, poche auto e poco pubblico. Ma qualche centinaio di persone in tribuna che guardano un paio di Lamborghini sgasare sul dritto sono “un grande successo”.
Sicuramente di grande qualità è stato anche il raduno di Cars&Coffee davanti alla Villa Reale di Monza, cornice suggestiva e azzeccatissima per un super raduno di hypercar e supercar da capogiro e da noi vanno i sinceri complimenti perché finalmente abbiamo visto un evento degno di questo nome all’interno della compagine di MiMo.