A cura di Umberto Moioli.
Da circa cinque/sei anni tutti noi abbiamo notato quanto le quotazione delle vetture usate del segmento sportivo siano letteralmente schizzate alle stelle. Senza stare a scomodare quel leggendario ferro di rottame che è la Toyota AE86, che deve la sua fortuna al manga “Initial D”, e venduta oggi ad un prezzo che si aggira attorno ai 25.000 euro, in generale tutte le auto sportive di dieci, quindici ed addirittura venti anni fa hanno raggiunto cifre non soltanto ragguardevoli ma addirittura folli.
In Inghilterra la chiamano “Drift Tax”, ovvero un sovrapprezzo nel mercato delle auto di seconda mano a trazione posteriore che, data la scarsità (se non la quasi totale assenza) di nuovi modelli con tali caratteristiche, si è organicamente venuta a verificare, rendendo quelle macchine sportive usate sotto i 20.000 euro una sorta di nuovo oro nero.
Nel frattempo, però, con l’addio alla trazione posteriore della BMW Serie 1 e la recente dipartita di Elise, Exige ed Evora, tutte e tre tolte dalla produzione di Lotus, quello che ci aspettiamo per il breve futuro sarà un’imminente tendenza rialzista nel campo delle usate. Ma qui non si tratta solamente delle auto a trazione posteriore, perché anche le hatchback stanno registrando gli stessi dati.
Renault, con il totale cambio di direzione nella produzione della Megane, passata da essere una delle più performanti coupé a trazione anteriore ad un anonimo crossover che condivide con i modelli procedenti solamente il nome (ingiustamente usurpato, vorrei aggiungere), ha creato l’ennesimo buco in un settore che è stato ininterrottamente martoriato.
Fortunatamente in Toyota, grazie all’eccentrico presidente Akio Toyoda (ex pilota ed estremamente entusiasta appassionato di auto sportive) tanti sono stati i passi fatti per ridare vigore al segmento sportivo: pensiamo prima alla GT86 (BRZ per Subaru), alla GR4 ed alla rimessa in produzione della Supra (lasciatemi dire quanto sterile sia la polemica circa la sua derivazione dalla BMW Z4: quanto meno Toyota ci ha ridato un’altra vettura sportiva degna di questo nome).
Quello che voglio dire è che nonostante qualche costruttore ancora si stia impegnando (o re-impegnando) a ridare agli appassionati ciò che abbiamo sempre chiesto (auto sportive, divertenti, ad un costo accessibile), in un’epoca in cui invece i brand più estremi sfornano nuove hypercars da 3, 4 o 5 milioni di euro un giorno sì e l’altro pure, i nostri cari vecchi ferri saranno una sorta di bitcoin del futuro per tutti quanti noi che acquisteranno un valore fuori scala, perché di piccole coupé o hatchback anabolizzate come dio comanda non ne troveremo quasi più.
Ed allora meglio essere pronti: se ciò di cui sto parlando riposa già nel vostro garage, mi raccomando tenetevela stretta. Altrimenti è ora o mai più il tempo di assicurarvi una vera auto ad un costo ancora permissivo tra le usate disponibile, perché a cinque o a dieci anni a questa parte quelle macchine saranno introvabili e non mi stupirei se arrivassimo a pagare una Clio RS addirittura 35.000 euro. E se non credete a ciò che dico, ricordatevi quando bitcoin valeva poche decine di euro e nessuno credeva sarebbe mai arrivato a 60.000 dollari neppure nelle più rosee aspettative di un ubriaco. Beh, se oggi poteste tornare indietro di dieci anni per compare la cryptovaluta a quei prezzi, chi di noi non sarebbe già sulla macchina del tempo? La stessa cosa, specialmente anche con la sempre più massiccia presenza di noiosissime vetture elettriche prive di personalità, sono pronto a scommettere la casa che accadrà anche alle nostre amate sportive.