A cura di Pietro Di Spaldro.
Nelle ultime settimane ha spopolato la foto di una Panda di 3000 anni fa alle prese tra i cordoli del circuito di Monza. Non è mancata, ovviamente, la reazione entusiasta degli utenti dei social che vedevano questa Panda ed il suo conducente (non me la sento di utilizzare il termine “pilota” in questo caso, è più forte di me) come dei veri e propri eroi, portando avanti la menata relativa al fatto che ci si diverte con qualsiasi auto, che se la pista è aperta per tutti, allora tutti hanno il diritto di andarci anche se l’unico mezzo a quattro ruote che hanno è un Penny (il famoso skateboard di piccole dimensioni) e tante altre (perdonate il francesismo) cagate che alla fine si sono perse nel marasma di post che si vedono sulle bacheche e sui gruppi di “appassionati” di automobili.
La mia reazione (e spero anche quella di altre persone con un minimo di buon senso), invece, è riassumibile in questa perla di Rupert Sciamenna:
Diciamolo una volta per tutte, senza fare del moralismo spiccio: tolto di mezzo questo fenomeno dell’ignoranza sempre e comunque, grazie al quale più sei scemo più vieni idolatrato, andare in pista con una Panda vecchia di almeno 20 anni non è che sia proprio una cosa intelligente.
La vecchia Panda era un’auto che costava quanto un pacco di patatine, ma in quanto a dotazioni tecniche e sicurezza essa risultava essere più una bara ambulante che non una vera e propria macchina. Immaginate quindi quanto possa essere pericoloso girare con una Panda vecchia in pista dove si presume che, almeno un po’, si debba lasciare il mattone sul pedale dell’acceleratore.
Mi perdonerete le frasi precedenti dove ho forse parlato con troppa enfasi della pericolosità della Panda, ma un sacco di gente si è fatta male in maniera seria su quell’auto. Per carità, la Panda è un’auto intelligente in fin dei conti, spaziosa, economica, comoda nonostante le dimensioni ridotte, simpatica, pratica come poche; però quando si tratta di guidare a velocità sostenute, signori è il caso che la vecchia Panda rimanga parcheggiata in garage.
Alla fine non è una colpa intrinseca della Panda, anche perchè le finalità di quel progetto non erano quelle di creare un missile da pista. Tuttavia se metti un agricoltore a fare i calcoli per la sonda Cassini, quasi sicuramente la sonda si perderà nello spazio anzichè finire nell’orbita di Saturno. Era palese, quindi, che la Panda, nel contesto pistaiolo, oltre ad essere scontatamente un’auto ben più che inadeguata e fuori luogo, era anche (e forse soprattutto) una trappola sia per chi la guidava che per chi si trovava a girare nello stesso turno. Nonostante, infatti, a Monza spesso ci sia il regime di “circolazione turistica”, la gente entra in pista per andare comunque veloce, come si conviene quando ci si trova tra i cordoli (altrimenti per cosa ci starebbero a fare i circuiti?). Non ci vuole una laurea al MIT per capire che, in questo contesto, chi è lento è pericoloso tanto quanto chi è troppo veloce.
Poi, se consideriamo le condizioni al contorno, ne emerge che il pericolo è davvero tanto (e se la “Panda volante” avesse, ribaltandosi, centrato una GT3 RS da centinaia di migliaia di euro con danni a carico del proprietario della GT3 stessa?) e negarlo sarebbe da mentecatti, ed ieri abbiamo avuto la conferma di quanto detto finora.
La “famosa” Panda si è ribaltata. Sperando che nessuno si sia fatto male, c’è da dire che una cosa del genere bisognava aspettarsela. Anzi, rilancio col dire che giustizia è fatta, perchè girare in pista non può e non deve essere assolutamente una cosa da prendere sotto gamba per raccattare qualche like. Non ci si può assolutamente permettere di girare in pista con un’auto che non sarebbe nemmeno idonea per la guida su strada. E’ un pericolo troppo grande per tutti, dal conducente agli altri utenti della pista.
Si è sempre detto che il motorsport è costoso e quest’affermazione trova una ragione d’esistenza proprio perchè è la sicurezza in pista a costare. Se credete che il costo di andare forte e in sicurezza in pista sia dato semplicemente dall’aumento di prestazioni, allora siete fuori strada. E’ costoso andare ad alte velocità senza correre il rischio di ribaltarsi ad ogni minimo input del volante, è costoso non fare la chicane mobile, è costoso frenare mentre ci si trova ad alta velocità senza doversi piantare contro il muro di gomme o contro l’auto che ti sta davanti. Purtroppo, a quanto pare, molta gente non è a conoscenza di ciò e, in preda a quello strano sentimento per cui bisogna necessariamente fare delle cazzate da documentare sui social, si presenta in pista con catorci simili la cui massima dotazione di sicurezza è l’icona del santo locale che fa bella mostra di sè sul cruscotto.
Più o meno è quella gente che, in preda alla cosiddetta “ignoranza” che tanto va di moda, la pensa più o meno come nella foto seguente.
Ma cosa gli vogliamo dire a queste persone? Al massimo puoi sperare che si avverino i loro sogni, ma senza coinvolgere altra gente che preferirebbe fare a meno di “morire da eroi”. Purtroppo questo sentimento di “ignoranza” è alla base di un sacco di guai perfettamente evitabili e anche se l’organizzazione del circuito lascia eufemisticamente a desiderare, con queste giornate di “circolazione turistica” che servono solo a racimolare soldi per mandare avanti una Struttura da terzo mondo, sarebbe meglio che certe cose iniziassero a cambiare a partire da chi è utente della pista.
Sono convinto che, con un po’ di buon senso, ma soprattutto con la presa di coscienza che la pista non è per tutti, un sacco di gente si divertirebbe sia tra i cordoli che sugli spalti, ci sarebbero meno problemi, e forse ci sarebbe meno gente come me a fare articoli del genere. Quel tipo di “ignoranza” che tanto fa moda, non ha mai portato lontano.
Quindi lasciatela fuori dai cordoli ed utilizzatela in maniera più produttiva sulle pagine della Ratajkowski. Ne guadagneremmo tutti, dallo spettatore a chi gira in pista e spende una cifra importante, passando per quelle povere auto che, una volta tra i cordoli diventano automaticamente dei catorci e rischiano di terminare la propria vita per colpa di qualche esaltato che si sente “ignorante”.