Crediti copertina: Ferola Giulia
Siamo stati invitati all’Autodromo Nazionale Monza in occasione del primo vero test su pista della Isotta Fraschini Tipo 6.
La vista di una hypercar appena nata è stata una visione paradisiaca, che potrebbe bastarci per il resto della nostra vita. Non potevamo però esimerci dal fare una serie di interviste ai vari membri del marchio, tutti presenti per questo evento epocale.
Ecco a voi l’intervista con l’AD Enzo Panacci (mentre quella al direttore del motorsport Claudio Berro potete trovarla qui).
Siamo qui con l’Amministratore Delegato di Isotta Fraschini, Enzo Panacci. Innanzitutto, da dove arriva il marchio e cosa ha fatto negli ultimi anni?
“Isotta Fraschini è un marchio storico, che ha avuto una storia e degli anni gloriosi, ma poi la produzione è stata interrotta [negli anni ‘40]. È rimasto comunque il marchio nella memoria di tutti gli anni appassionati, e poi un gruppo di imprenditori italiani e internazionali hanno deciso di dare vita a un progetto che portasse il marchio Isotta Fraschini. Il marchio è stato acquistato ed è stato impostato un progetto, che grazie all’aiuto e alla tecnologia del gruppo Michelotto Engineering è diventata la macchina che vedete, la LMH Tipo 6. Nelle intenzioni del gruppo c’è quella di riaffermare il marchio attraverso il mondo delle corse, dimostrare la tecnologia e dimostrare che si è in grado di sviluppare qualcosa ad alti livelli. In queste corse [nel WEC] siamo molto vicini al livello di tecnologia impiegata in Formula 1, se non in alcuni casi superiore. L’obiettivo è poi trasferire questa tecnologia nel mondo della produzione di hypercar omologate per la strada e per i track day“.
Questo ci porta naturalmente alla prossima domanda. Abbiamo letto notizie su questa intenzione di produrre auto per track day e stradali, e vorremmo chiederle se è possibile avere più informazioni.
“Certo. La Tipo 6 verrà prodotta in tre versioni: la LMH per il WEC; una versione da track day per i gentleman che vogliono divertirsi in pista senza dover partecipare alle competizioni; una versione omologata da strada, biposto”.
Perfetto. Ci chiedevamo come fosse nata la partnership con Michelotto.
“Quando abbiamo deciso di dare vita al progetto c’era la necessità di trovare un partner tecnico di alto livello, ma i nomi sulla piazza non sono molti. I nostri competitors si chiamano Toyota, Ferrari, Peugeot, e Michelotto è una di quelle eccellenze italiane nel campo che possono tener testa a questi nomi. E infatti sono stati capaci di realizzare la macchina che state vedendo in pista, anche se ha ancora bisogno di sviluppo”.
È comunque già una gran bella macchina. Sul lato comunicazione invece ci stavamo chiedendo se aveste una strategia di marketing improntata anche sui giovani. Isotta Fraschini non ha prodotto auto negli ultimi anni, e ci sono molti giovani che non hanno mai sentito parlare di questo marchio.
“Questo è vero, e a tal riguardo abbiamo il nostro responsabile alla comunicazione Carlo Cavicchi, con suo figlio Fulvio che si occupa dei social. Con l’entrata ufficiale nelle corse ci saranno sempre più occasioni ed eventi per entrare in contatto con un pubblico più giovane sui canali social, e per ora questa è la nostra strategia. Raccontare la storia del marchio facendo vedere cosa sta facendo nel presente”.
Abbiamo parlato del passato, abbiamo parlato del presente, riguardo al futuro avete qualcosa in mente che vada oltre la Isotta Fraschini Tipo 6? O al momento non c’è ancora questo tipo di visione?
“In questo momento la Tipo 6 è un progetto che dal punto di vista tecnico ci sta assorbendo tutte le energie, pensare di mettere altra carne al fuoco sarebbe una follia. Il progetto è appena partito ed è ancora lontano dalla maturazione, e più di questo posso solo pensare a una Formula 1, ma lì saremmo nel mondo dei sogni più sfrenati. Dobbiamo concentrarci su questo e avere una produzione di serie che permetta di far crescere il marchio”.
Va bene, direi che è tutto. Grazie mille per la chiacchierata!
“Grazie a voi!”