A cura di Cristian Vaga.
A conti fatti, la griglia 2022 della MotoGP sarà composta per quasi un quarto da rookies: piloti che provengono da classi cadette del Motomondiale e che, per meriti più o meno spiccati, sono riusciti ad assicurarsi un posto fra i “big”, realizzando il sogno di quando erano bambini. C’è tuttavia una voce stonata, non troppo allegra, del passaggio alla classe regina e che avrebbe voluto continuare a combattere nelle fila della classe “inferiore”, la Moto2: sto parlando di Raul Fernandez.
Non fraintendetemi: testimone tutta la redazione di ItalianWheels.net e i miei amici più stretti, io ho una sorta di piccola venerazione per Raul. Tutto nasce dall’ascesa praticamente verticale che ha avuto in Moto3 nel 2020, culminato con una vittoria ad Algarve di circa 6 secondi. Distacchi così abissali in Moto3 sono impensabili, contando che le moto hanno bene o male le stesse prestazioni e che non è raro veder vincere anche un rider fuori dalla top ten all’inizio dell’ultimo giro. La stagione 2020 lo vede chiudere quarto con ben 159 punti, ad appena 15 punti dal vincitore Albert Arenas.
Il passaggio alla Moto2 è naturale, specie perché si è appena liberata la sella di un altro brillante rider, Jorge Martin: talento impressionante che va, talento impressionante che viene, KTM Ajo non perde niente a scommettere sul giovane classe 2000.
La stagione 2021 è molto redditizia e Raul raccoglie la bellezza di 307 punti iridati: purtroppo non bastano a consegnargli la corona del campionato Moto2, che per soli 4 punti finisce a Remy Gardner, suo compagno di team e principale rivale che, ironia della sorte, sarà anche suo compagno di squadra in MotoGP per KTM Tech3. Un’ascesa così veloce dalla Moto3 alla MotoGP sarebbe vista da chiunque come motivo di orgoglio e felicità smisurata.
Non per Raul. In diverse interviste, infatti, il madrileno ha più volte sottolineato di non essere felice di questa manovra, e che avrebbe preferito restare almeno un altro anno sulla Kalex in Moto2: il passaggio da Moto2 a MotoGP è cruciale per un rider, e l’accelerata che KTM ha dato nel portare Raul in MotoGP è stata dettata più dalle offerte di Aprilia e dell’ormai ex Petronas Yamaha, che dall’effettiva volontà di Raul di salire. Possiamo dire che Raul non sia stato promosso in MotoGP (totalmente) per meriti agonistici: dopo la pessima scelta di lasciar andare Martin in Ducati, la casa austriaca non voleva in alcun modo perdersi un’altra gemma del proprio vivaio, anche a costo di farlo salire un po’ controvoglia nella classe regina, al punto da non voler nemmeno discutere con il pilota e con il suo manager in merito alla scissione di contratto, con annessa clausola da “solamente” mezzo milione di euro.
Ad aggiungere ulteriore carico a questa situazione già difficile, il suo nuovo compagno di squadra sarà proprio Remy Gardner: fra i due non c’è un’amicizia (come dichiarato più volte dallo stesso Fernandez) e nemmeno scorre buon sangue; basti pensare al battibecco post mondiale, con Gardner a definire “stronzate” le parole di Raul sull’essere il vincitore quantomeno “morale” del campionato 2021. Tuttavia i due top rider della scorsa Moto2 dovranno per forza cooperare e far sì che Tech3 possa ambire a posizioni interessanti, come già accaduto in Moto2 per KTM Ajo.
La differenza di moto c’è, e si vede: vediamo se il più giovane rider presente in griglia saprà domare ed esprimersi al meglio sulla RC16 francese e tutta arancione, o se Red Bull ha deciso di bruciare un altro dei propri talenti per una ragione non meglio precisata.