A cura di Umberto Moioli.
Ci sono momenti, nella vita di ognuno, in cui l’unica cosa che conta è dare il massimo, momenti in cui l’unica cosa che conta è vivere in maniera avventata, quasi giorno per giorno, senza dare peso alle responsabilità. Ci sono momenti in cui a tenerti sveglio sono solo quei sogni che tanto desideri realizzare, che non ti lasciano dormire e sui quali i tuoi pensieri non vogliono mollare la presa neppure per un singolo istante. E poi… poi arrivano anche quelli, i momenti in cui capisci che non ne hai più da dare, che sei stanco o addirittura annoiato da ciò che stai facendo, tanto che i sogni che alimentavano quella fiamma nello spirito oramai si sono dissolti, quei momenti in cui decidi che è l’ora di smettere. Ed oggi, per il leggendario Guy Martin, è giunto quel momento. “Sono annoiato da quello che sto facendo, è giunta l’ora di smettere”: è con queste parole che il celebre pilota inglese delle Road Races ha definitivamente appeso il casco al chiodo per quanto riguarda le corse su strada. Un duro colpo per gli appassionati del pilota e specialmente di questa così pericolosa specialità, perché Martin è stato per anni una vera e propria icona del motociclismo sportivo ed un simbolo di valori antichi, come coraggio, dedizione assoluta, sacrificio e perseveranza. Un pilota che è stato un assoluto modello per giovani aspiranti piloti di corse su strada, il “pilota della porta accanto” anche per coloro che girano su strada con la saponetta sempre a terra (celebre la sua frase: “Perché corro il TT e metto a rischio la mia vita? Per lo stesso motivo per cui giovani ragazzi corrono in mezzo alle macchine la domenica: per Passione!”).
Eccentrico ed eclettico come pochi, dedito a tantissime discipline – una tra tutte la Mountain Bike – Guy Martin ha per anni seguito il sogno di trionfare al Tourist Trophy, stampando così il suo nome nella leggenda; ma sfortunatamente ci sono alcuni piloti, dotati di un talento formidabile, che tuttavia non raccolgono nel corso della carriera i risultati che avrebbero invece meritato. Penso al giapponese Noriyuki Haga, penso a Daniel Pedrosa o a Kevin Schwantz, tutte leggende che nonostante il proprio immenso talento non hanno raggiunto ciò che invece gli sarebbe spettato di diritto. Lo stesso discorso vale per Guy Martin, il quale però, esattamente come gli altri tre piloti sovracitati, nonostante non sia riuscito a raggiungere il proprio intento ha ad ogni modo stampato il proprio nome come leggenda assoluta del TT e non solo. E’ difficile, però, accettare anche come fan che in futuro non rivedremo i “basettoni” prendere il via al Mountain Course, che non vedremo la solita tazza fumante che Guy richiedeva in ogni momento in cui non fosse in sella alla sua moto. Ma per quanto brutto sarà non rivederlo più in sella tra quelle magiche curve dell’Isola di Man, certamente non possiamo che ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto in questi anni, per tutte le volte che è riuscito a rialzarsi da incidenti allucinanti, in cui chiunque avrebbe perso la vita, e vederlo pronto anche l’anno successivo per cercare di raggiungere quel tanto ambito alloro.
Quale che sia il futuro che ti attende, grazie per questi meravigliosi anni Guy. Sei e resterai per sempre un eroe del nostro sport.