A cura di Claudio Boscolo.
Ci sono dei “se” e dei “ma” che fanno male, ci sono dei momenti in cui ripensi a tutto, a quello che ti ha portato ad appassionarti al mondo della velocità.
E’ lì che vedi il saltello sul podio, la rossa che vince e tutto sembra destinato a non finire mai.
La felicità della domenica, non per i pranzi interminabili e noiosi dai nonni ma per sentire il lancinante urlo del V10 lanciato a diciottomila giri .
La felicità di un bambino che sogna la Formula1 con i modellini in mano, i sogni incarnati nell’essere di Michael Schumacher.
Immagini in slow motion di un passato che vive forte dentro i ricordi.
Tante vittorie, tanti salti emulati in varie occasioni, tanti temi scritti con un unico protagonista.
“Chi è il tuo eroe?”
Troppo facile, è il super eroe vestito di rosso che vince tutte le domeniche.
Michael Schumacher è l’eroe di generazioni che ha reso possibile il rilancio Ferrari quando solo fallimenti erano all’ordine del giorno.
Come tutti gli eroi romantici resta l’eco delle vittorie e delle imprese ma pesa come un macigno il “se”.
Perché Meribel ci ha privato della presenza, per come la conoscevamo, di Michael Schumacher.
I “se” di un team principal, di un mentore in pista per Mick, di un manager o magari di un semplice ex pilota che si gode la pensione dispensando aneddoti e racconti.
Il 3 gennaio, così drammaticamente vicino al 29 dicembre, così distante dall’atmosfera di festa che dovrebbe essere.
Gli anni passano e si conosce sempre meno della situazione reale di Schumi.
I tanti “se” ed i tanti “ma” si accavallano lasciando un mondo all’immaginazione.
In questi nove anni sarebbe potuto essere tutto ed il contrario di tutto.
Resta solo la tristezza del non sapere cosa ne sia del proprio eroe, quello che ti ha fatto battere il cuore ed innamorare della Ferrari e della Formula 1.
Resta l’augurio di risentire la voce di colui che ha portato il Rosso dove nessun altro prima.
Resta l’augurio di rivedere Schumi consigliare Mick come nei tempi spensierati del Kart.
Chissà se quel no a Lotus si fosse trasformato a “si” cosa sarebbe cambiato.
Il destino, quello beffardo, quello della decisione che su due piedi cambia un cerchio esistenziale.
Auguri mio eroe, auguri Michael.