A cura di Claudio Boscolo.
Luca Corberi vi dice nulla? È un nome che ricordate o si è perso nel nulla esistenziale?
Ebbene, per chi non ha memoria di questo nome, procederò ad un rapido recap delle avventure del giovane virgulto alle Finali Mondiali di Kart a Lonato nel 2020.
Il buon (mica tanto a sto giro) Luca, dopo un contatto di gara con un altro partecipante alla finale e la conseguente uscita di pista, decise di sfogare la propria rabbia per l’occasione persa lanciando il parafango anteriore del proprio Kart in mezzo alla pista con l’intento di danneggiare fisicamente il proprio avversario, reo del contatto.
Non pago di essersi prodigato in una nuova disciplina olimpica, il lancio del kart, il figlio del proprietario del kartodromo di Lonato decise persino di buttarsi in un accenno di lotta greco-romana contro il proprio avversario nel parco chiuso.
Ovviamente da quella situazione ne scaturì una baruffa che vide coinvolti anche parenti e soggetti dell’entourage di Corberi stesso.
Il video, bene o male, fu visto da quasi tutta la community motor-sportiva generando una serie di reazioni contrastanti.
Ok tutto questo panegirico per? Perché negli scorsi giorni è arrivata la sentenza da parte del tribunale della FIA.
Quindici anni di squalifica.
Giusto così, a quasi ventiquattro anni d’età un ragazzo dovrebbe capire che ci sono certe linee da non oltrepassare, adrenalina o meno.
Poi però il cervello inizia a pensare e subito avviene spontaneamente il collegamento con l’altra grande figura di [redatto] made in Italy e strettamente collegata a questo avvenimento.
Romano Fenati.
Ebbene sì, Romano nazionale, nel 2018 decise di fare un bel brake check ai freni della Suter di Manzi, direttamente sulla moto del rivale, in pieno rettilineo di Misano durante la gara di Moto2 valida per il Motomondiale.
Anche qui indignazione, rammarico per l’accaduto e soggetti che invece minimizzarono il fatto.
Il punto è che, tra coloro che minimizzarono l’accaduto, ci fu proprio la Race Direction di Misano che comminò la “pesantissima” squalifica al pilota ascolano di ben due gare.
Dopo questa sanzione la FIM decise di prendere in mano la situazione.
Tutti, inutile negarlo, avremmo auspicato in una pena esemplare per quello che, a tutti gli effetti, fu un tentato omicidio.
Invece la FIM decise di procedere con la carota anzichè con il bastone, dando a Fenati una squalifica valida fino al 31 dicembre dello stesso anno (2018).
Pochi mesi per pensare ai tuoi peccati e poi s’abbracciamo come se non fosse successo nulla.
Chiaramente questa diversità di pensiero e di sanzione da parte delle due massime autorità sportive in campo motoristico mi ha lasciato abbastanza indispettito.
Il mio pensiero, a tal proposito, è che i vertici del motorsport (di tutte le categorie) debbano sedersi ad un tavolo e concordare ad un codice di condotta univoco, con sanzioni chiare e coerenti tra le diverse specialità, anche se appartenenti a federazioni differenti.
Non è accettabile vedere questa disparità di trattamento tra due facce della stessa medaglia: un fallo di reazione che mette in pericolo la vita del prossimo.
Questo tipo di sanzione sminuisce notevolmente l’atto e la portata del danno dell’azione Fenati.
Non può esistere una disparità di 14 anni e qualche mese tra la sanzione di Corberi e quella di Fenati. Non è corretto e fa male al movimento vedere come la FIA abbia giustamente usato il bastone mentre la FIM abbia quasi chiuso gli occhi.
Entrambi potevano fare veramente del male a qualcuno, l’evento fatale poteva scappare da entrambe le parti eppure c’è chi ha ricevuto una vera e propria morte sportiva e chi una semplice pacca sulla spalla.
Questo deve cambiare.