Questa è stata, più che una semplice intervista, un’esperienza unica ed indimenticabile. Tutto iniziò nel periodo della 24 Ore di Le Mans del 2017 dove a rubare la nostra attenzione fu una scuderia che schiera sulla griglia di partenza una splendida Dallara- Gibson azzurra e bianca col numero 47. La particolarità di questa LMP2 risiede nel loro motto scritto sul musetto della vettura: “The Italian Spirit of Le Mans”. Sì, stiamo parlando della scuderia Cetilar Villorba Corse.
Sostenerli sin da subito fu davvero questione di un attimo. Passione e simpatia alla massima potenza furono i fattori che ci fecero appassionare a questo team. Così continuammo a seguirli con vivo interesse negli appuntamenti ELMS e nella 24 Ore di Le Mans 2018, meno fortunata, ma egualmente epica ed emozionante.
Si arrivò così in un caldo pomeriggio di agosto dove, prima della sua partenza per la 4 Ore di Silverstone, riuscimmo a metterci in contatto con Giorgio Sernagiotto, alfiere del team veneto, per la possibilità di una breve intervista. Dire che fossimo emozionati all’idea è minimizzare e anche tanto. Decidemmo di risentirci dopo il suo impegno ELMS e così fu: concordammo di trovarci a fine settembre direttamente al loro reparto corse. Ebbe così inizio un periodo di spasmodica attesa e di preparativi su preparativi.
Arrivammo al giorno prestabilito carichi e motivati come poche volte nella vita. La spedizione si compose dei seguenti soggetti: Andrea Paghini al volante e addetto a una delle due GoPro; Matteo Cati al sedile anteriore destro e addetto alle foto e allo stabilizzatore; Davide Achille al posteriore sinistro e alla seconda GoPro e Claudio Boscolo al posteriore destro nel ruolo di intervistatore. Iniziò così la nostra avventura.
I chilometri scorrevano velocemente sotto le ruote della macchina mentre nell’abitacolo ci scervellammo col timore di far domande troppo banali e di farci prendere dall’emozione, il che non avrebbe sancito un inizio coi fiocchi soprattutto alla prima intervista della nostra carriera. Accantonati i timori di figuracce ci concentrammo nella ricerca di un posto dove pranzare e sgranchire un po’ le gambe e la scelta ricadde in un salutare McDonald’s a pochi chilometri dalla nostra destinazione. Riprendemmo la marcia e dopo una mezz’ora scarsa giungemmo all’indirizzo prestabilito.
Facemmo così conoscenza con Giorgio e con lo staff presente tra cui uno dei meccanici che partì di notte per raggiungere il Circuit de la Sarthe, dopo il terribile botto del pilota veneto nelle qualifiche della 24 Ore di Le Mans 2018, e per portare le componenti necessarie a rimettere in sesto la vettura in tempo per la gara: un autentico miracolo compiuto da questi straordinari ragazzi.
Giorgio, di una simpatia, pazienza e disponibilità più uniche che rare, ci fece da guida tra un parco vetture di altissimo spessore fino a che non vedemmo stagliarsi la regina, la famosa “47” in tutto il suo splendore sui cavalletti. L’impatto è qualcosa di difficile da spiegare: emozionante per tanti e diversi motivi. Vedere una LMP2 dal vivo e poterla toccare con mano fu qualcosa di indescrivibile. Ripresi dallo stordimento iniziale, Matteo iniziò il suo lavoro certosino con la macchina fotografica mentre noi osserviamo da vicino anche le altre vetture presenti: una Lamborghini Huracàn GT3, le due EuroNascar del team di Alex Caffi, le Maserati GT4 e il prototipo LMP3.
I racconti e gli aneddoti si susseguirono mentre Davide, Matteo e Andrea preparavano l’attrezzatura per l’intervista. Arrivò così il momento di fare sul serio. Più che una semplice intervista si è trattato di un vero e proprio fiume di emozioni e passione. Il tempo prese così una deriva tutta sua dove si mischiarono ricordi da due prospettive differenti: chi dentro l’abitacolo e chi davanti allo schermo.
Ogni pilota ha la sua storia, i suoi racconti e i suoi aneddoti, quello che ci colpì maggiormente fu il trasporto emotivo nel raccontarli di Giorgio, un pilota che vive di passione e che ama quello che fa. Purtroppo le lancette scorrevano implacabili nonostante ci sembrasse di essere appena arrivati e quindi si giunse alla fase finale dei saluti. Qui, però, ci aspettò una sorpresa ancora più particolare che andava a sommarsi alla già indimenticabile esperienza di giornata: a turno ci venne data la possibilità di entrare nell’abitacolo della Dallara-Gibson numero 47. A ripensarci, a distanza di anni, i brividi li abbiamo ancora.
Giunse purtroppo il momento dei veri saluti finali e così, risaliti in auto, ci dirigemmo verso casa. Per metabolizzare una giornata del genere ci vorrà ancora del tempo, soprattutto per comprendere bene il grande regalo che ci è stato fatto: condividere la passione dei motori con chi ne ha fatto il proprio mestiere e ha raggiunto il suo sogno, poter ascoltare dal vivo determinate storie e racconti e toccare con mano il duro lavoro che tutta la squadra Cetilar Villorba Corse ha realizzato.