Spesso associamo la parola “motorsport” alle nazioni collocate nella parte occidentale del globo, come l’Italia, la Francia, la Germania, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, che vantano una ricchissima tradizione nel mondo dei motori.
Tuttavia, se ci spostiamo verso la parte orientale del nostro pianeta, il nostro pensiero collega il mondo dei motori solamente al Giappone e alla Corea del Sud. Ecco, sappiate che durante la Guerra Fredda, dall’altra parte della cortina di ferro, con il comunismo che sembrava imporre uno stile di vita abbastanza duro, gli appassionati di motori sovietici trovavano il tempo per correre.
Avete mai sentito parlare della Formula Easter? Se siete stati seguaci delle avventure di Jeremy Clarkson, Richard Hammond e James May in The Grand Tour probabilmente sì.
Nonostante ciò, immagino che prima dell’episodio dove i nostri eroi inglesi scoprivano l’ebbrezza di correre su una Formula Ester, non sapevate nemmeno cosa fosse. Tranquilli, eravate in buona compagnia. La Formula Easter era una serie di corse automobilistiche tutta sovietica, la similitudine con la Formula 1 era dovuta al fatto che le vetture si caratterizzavano per essere delle monoposto a ruote scoperte con abitacolo aperto.
Anche se la FIA ufficialmente non regolamentò mai tale competizione, osservava con interesse la normativa sovietica del campionato, la quale incoraggiava i costruttori a progettare le proprie vetture in totale autonomia, utilizzando solo materiali reperibili all’interno del blocco sovietico e degli stati membri del COMECON, tra cui Cuba e Vietnam.
Come conseguenza di tale regolamento, le scuderie meno esose scelsero di assemblare le monoposto nei propri garage o capannoni, un processo che poteva richiedere fino a quattro anni di duro lavoro. Nel caso in cui avanzassero dei fondi, i tecnici intervenivano sull’aerodinamica aggiungendo semplici alettoni anteriori e posteriori per cercare di massimizzare il carico aerodinamico.
Al contrario, i team con maggiori risorse economiche avevano la possibilità di acquistare una Formula Easter già pronta, oppure potevano optare per il solo telaio carrozzato proveniente dall’Estonia o dal garage Metalex in Cecoslovacchia. Nonostante queste problematiche, il comitato tecnico, nella maggior parte delle edizioni, riuscì in parte a far rispettare la natura originaria della serie, che prevedeva costi di gestione e d’ iscrizione contenuti.
Anche gli pneumatici dovevano essere di produzione socialista per essere considerati regolari. Le squadre più piccole, però, avevano difficoltà a trovare un numero sufficiente di pneumatici da corsa nuovi, come i set di gomme Barum, prodotti in Cecoslovacchia, o quelli sovietici Prostor. Questo portava alla creazione di un mercato di gomme slick usate, talvolta pericolosamente usurate, che venivano utilizzate nei test per evitare di consumare i pochi pneumatici nuovi disponibili prima delle gare.
Per quanto riguarda le motorizzazioni disponibili, le regole prevedevano propulsori con cilindrata massima di 1300 cc, facendo del motore Lada 21011 da 75 cavalli la scelta più ovvia (alcune squadre optarono invece per i motori della Dacia 1300, della Polski Fiat 125p, della Skoda 105 o della Wartburg 353). Tuttavia, i preparatori sovietici riuscirono a portare la potenza fino a 110 cavalli.
Anche altri componenti della Formula Easter provenivano da auto stradali: gli ingegneri adattavano le sospensioni dai furgoni Barkas della Germania dell’Est, mentre i piantoni dello sterzo Trabant e i freni Lada rappresentavano il massimo della tecnologia sovietica disponibile in quell’epoca. Nonostante queste sfide al limite dell’arrangiamento, l’ingegno dei preparatori dell’Est Europa riuscì miracolosamente a far funzionare tutto.
Nonostante la sua semplicità, la Formula Easter fu una categoria nazionale molto popolare nel blocco sovietico, anche se le informazioni e i resoconti delle gare sono abbastanza scarsi, si dice che il campionato si svolgesse su circuiti come Brno, Hungaroring, Sachsenring e Most. Inoltre, alcuni paesi facenti parte dell’Unione Sovietica organizzarono delle gare nazionali di Formula Easter, con un massimo di ventiquattro auto partecipanti.
La caduta del Muro di Berlino e il conseguente crollo dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni ‘90 segnarono la fine della Formula Easter. Per non rendere vano tutto il lavoro svolto dalle scuderie, gli ingegneri sovietici riadattarono molte vetture per competere in gare regionali di Formula Vee e Formula Ford.
In conclusione, se pensiamo al motorsport moderno e soprattutto occidentale, la Formula Easter fu la categoria motoristica a ruote scoperte più vicina alle persone comuni e ancora oggi, grazie alle numerose rievocazioni pistaiole degli appassionati dell’Est Europa, conserva quel romanticismo che ha caratterizzato le gare automobilistiche appartenenti ad un’epoca ormai lontana.
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