A cura di Cristian Vaga.
Non è semplice mettere per iscritto cosa abbiamo visto questo weekend. Duecento gran premi non li metti insieme in venti minuti, e nemmeno in un anno: per molti la soglia dei 200 GP è l’arrivo, il punto più lontano dove un pilota di MotoGP può ambire ad arrivare. Per un pilota nello specifico, invece, il traguardo dei 200 GP diventa oggi un nuovo punto di partenza. Per lui e per Aprilia, il suo team.
Si inizia sempre dalla lettera A, la “A” di Aprilia e la “A” di Aleix Espargaró. Due nomi di lunga data nel mondiale, legati da una storia comune: buoni risultati globali, alti e bassi nella loro carriera, e il trovarsi bene l’uno con l’altro. Aprilia non tornava davanti da troppo tempo, e nell’era moderna della MotoGP non si era mai trovata davanti a tutti. Nemmeno Aleix è stato troppo abituato a star davanti: prova ne è la primissima vittoria, e la pole ottenuta solamente questo sabato che porta a quota 3 il suo bottino in classe regina.
In gara ha dovuto arginare uno straripante Jorge Martin che le ha provate tutte per strappargli la prima posizione: complice una Ducati un po’ imbizzarrita nel finale, Martinator non ha retto ai continui affondi di Aleix negli ultimi giri. Ed è solo grazie ad una tenacia come quella di Espargarò che ieri abbiamo scritto una nuova, bellissima pagina di MotoGP.
Se lo scorso anno mi avessero detto che Aprilia poteva dominare un weekend di gara (perché questo ha fatto, mettendo insieme pole position, vittoria e pure giro veloce), probabilmente avrei riso e pure forte. Dei segnali di miglioramento ci sono stati lo scorso anno, vero, ma da qui a dire di vincere. Invece ci svegliamo questa mattina con Aleix Espargaró nuovo leader del mondiale, con un’Aprilia lassù dove non ce la saremmo aspettata. Durerà? Non durerà? Il mondiale è ancora lunghissimo, ma se queste sono le premesse, ci sarà da divertirsi fino a Valencia.