A cura di Claudio Boscolo.
Dodici mesi dopo siamo ancora a Daytona, cambia la line up, cambia il mezzo ma l’obiettivo è lo stesso.
Dopo aver conquistato i cuori di ELMS e WEC è ora di conquistare l’America e l’IMSA.
Nel ciclo di dodici mesi sono cambiate tante cose, c’è un importante cambio di passo e di consapevolezza, una crescita diversa e la ferma realtà di sapere di riuscire ad essere al top nell’élite dell’Endurance mondiale.
Rispetto ad un anno fa cambia il mezzo, dalla Dallara P217 che tanti problemi aveva dato al team, si passa alla Ferrari 488 che tanto ha saputo valorizzare la componente umana in questo anno di WEC.
Abbiamo invece l’aggiunta del giovane talento Alessio Rovera ad affiancare i navigati Roberto Lacorte, Giorgio Sernagiotto e Antonio Fuoco per questa spedizione stars and stripes in Florida.
Ma Daytona ha un significato particolare, non rappresenta solo una chiusura di un ciclo(come nel gennaio del 2021) o un’apertura ad una nuova esperienza.
C’è qualcosa di lasciato in sospeso in Florida, c’è una scatola del cambio che lancia i sogni di redenzione di una squadra per aria con una violenza inaudita.
C’è da riprendersi quella vittoria lasciata in sospeso dopo dieci ore al comando; certo la classe, come detto prima, è diversa e gli avversari tosti e agguerriti ma questo non ha mai spaventato gli uomini in blu.
Non sarà impresa facile dopo la dodicesima posizione conquistata al ROAR, la gara di cento minuti che si svolge la domenica precedente la 24 ore stessa.
Abbiamo visto che l’endurance non è una scienza esatta, che l’imprevisto è sadico e le difficoltà molteplici.
È ora di riprendersi quel Rolex Daytona lasciato a metà strada, è ora di conquistare l’America.
Forza 47.