A cura di Umberto Moioli.
Quello che si staglia davanti ai nostri occhi, ma con il quale abbiamo già iniziato ad avere a che fare nell’ultima decade, è un futuro complesso, o per meglio dire strano, per l’amante dell’automobilismo. Se un tempo, infatti, i dati di superpotenze sempre maggiori, che sembravano non conoscere limiti, erano quanto di più impressionante per un appassionato, dall’avvento della Bugatti Veyron e dei suoi 1000 CV, abbiamo smesso di andare a caccia dell’auto “più veloce” e ad apprezzare finalmente, molto più di quanto non facevamo in passato, tutto quello che riguarda l’auto nel suo complesso, dai particolari della sua meccanica alla sua filosofia costruttiva, la storia che l’ha portata alla nascita e così via. Abbiamo iniziato a guardare sempre di più l’auto in un’ottica a 360°, che non si limitasse solo alla sua velocità di punta o al tempo cronometrico tra i cordoli del Nurburgring (con cui riempire spazio e tempo – buttato – sui social alzando la voce in diatribe virtuali che trovano il valore che trovano). Eppure, con l’uscita della Ferrari 812 Superfast, che nell’arco di mezza giornata è riuscita a farsi acclamare anche dal più integralista ed agguerrito fra i clienti di Tesla, mi sono profondamente convinto di un fatto. Nell’epoca, infatti, in cui il pazzo svedese Christian Von Koenigsegg dal suo piccolo atelier scandinavo regala al mondo mostri mitologici come la One:1 o la Regera, in cui gli americani di Hennessey, dopo essersi bevuti un bicchiere di hennessy di troppo, si sono costruiti una Lotus Exige da +1000 CV (la Venom GT), con Ferrari, Porsche e McLaren che fanno a botte per contendersi lo scettro per la hypercar ibrida da pista migliore ed il resto mondo fa a gara a chi ce l’ha più piccolo (il motore! che pensavate?) seguendo la filosofia del down-sizing, se c’è qualcosa di senza tempo che riesca a far battere il cuore di un vero amante delle 4 ruote, bhe quello è l’urlo di un V12 aspirato. Non c’è niente di simile al mondo che riesca ad esaltare, inebriare, sognare e sgomentare come un inferocito V12 che, lanciato a tutta velocità su un bel rettilineo, regala al cielo il suo canto primordiale. E no, non saranno certamente i suoi “soli” 800 CV la chiave vincete per vendere la 812 Superfast, ma sarà il suo motore a farlo per lei stessa. Così come lo fa il re indiscusso del “Revving” su youtube, ovvero il V12 della Lamborghini Aventador, responsabile di orgasmi acustici in ogni parte del mondo. E ve lo dico, al diavolo gli ecologisti che vedono nei V12 mostruosi ed inutili giganti responsabili del surriscaldamento globale, al diavolo gli ambientalisti amanti del risparmio della Tesla e al diavolo quei traditori inglesi di McLaren che hanno annunciato che il loro futuro sarà tutto ibrido. Forse noi italiani nel mondo saremo sempre visti come indisciplinate pecore nere, ignoranti ed incuranti del bene del nostro amatissimo pianeta, ma grazie a Dio nel nostro Bel Paese la bandiera del macismo motoristico è ben salda, e speriamo ancora per molto tempo. Quindi diciamo grazie a Ferrari, a Lamborghini e a quel genio di Horacio Pagani che, per quanto utilizzi un propulsore bi-turbo by Mercedes AMG, il V12 non lo molla e, preparandosi nel mentre a lanciare una vettura nel prossimissimo futuro che costerà 10 milioni di euro, ha giurato che le sue auto non saranno mai ibride! Grazie per saperci ancora regalare quello che questo mondo di ultra tecnologie, illimitate performance e restrittivi dettami ecologici stanno portando all’estinzione: la musica di un motore vero.