A cura di Claudio Boscolo.
Tra Pocono 2018 e Daytona 2022 intercorrono milleduecentocinquantotto giorni.
In questo lasso di tempo ci sono: un trauma toracico, frattura al collo, tibia e perone fratturati in entrambe le gambe, fratture ad entrambe le mani, avambraccio, gomito, quattro costole, una contusione polmonare e una lesione spinale.
In questo quadro clinico disperato Robert Wickens, rookie nel campionato IndyCar, riesce a sopravvivere ad un devastante incidente.
Tuttavia la sopravvivenza del pilota canadese ha un prezzo altissimo: la mobilità degli arti inferiori.
In questi milleduecentocinquantotto giorni ci sono paure, dolori, tanti interventi per stabilizzare una condizione non facile e tanti viaggi in ospedale per complicanze indesiderate.
Tuttavia la forza di Robert traspare subito e l’ottimismo nel riuscire a riprendere a camminare è alto nonostante i mille imprevisti.
Per chi come noi ha seguito il suo percorso riabilitativo è stato impossibile non soffrire assieme a lui ed esultare ad ogni progresso, seppur minimo.
La voglia di rivalsa verso un destino crudele e soprattutto la voglia a tornare a fare quello che più di tutto si ama, cioè correre in auto, sono il fuoco che arde dentro al pilota canadese.
Non si molla, non sarà la disabilità a fermare Robert.
Milleduecentocinquantotto giorni dopo Pocono, Robert Wickens rimette sé stesso dentro ad un abitacolo, si mette al volante della Hyundai Veloster della Bryan Herta Autosport con cui correrà tutta la stagione 2022 della Michelin Pilot Challenge.
Il risultato è straordinario: podio alla prima vera e propria gara dopo l’incidente di Pocono.
Quello che ha fatto Robert Wickens deve essere di ispirazione per tutti noi, un inno a non mollare seppur la vita ci si metta contro con tutte le sue forze.