A cura di Claudio Boscolo e Umberto Moioli.
Ad una settimana esatta dalla 6 Ore di Monza, tappa attesissima del Mondiale Endurance (massima espressione dell’automobilismo a ruote coperte), urgono serie considerazioni da fare.
Partiamo dal presupposto che ci siamo trovati di fronte ad un evento mondiale, il secondo per importanza dopo la Formula 1. Il WEC richiama a sé ad ogni tappa centinaia di migliaia di fans in tutti gli autodromi del mondo, da Le Mans a Spa fino ad arrivare al Giappone; eppure l’evento di Monza è stato clamorosamente un fallimento in termini numerici (e non solo).
Nell’anno del suo centenario, il nostro amato Tempio della Velocità si è mostrato al mondo in una condizione tristemente disarmante: tribune malmesse, (più che) semi deserte e pericolanti, e delle quali giusto appena una manciata aperte al pubblico. Dicono “perché sai… il Covid…” (al tempo stesso però 70.000 persone fanno “ciao” con la mano durante il concerto in piazza Duomo a Milano). Tribuna centrale, Prima Variante interna, Roggia e parabolica interna: questi gli unici spalti dove poter assistere ad una gara a dir poco fantastica per valore tecnico ed azione in pista, una gara al cardiopalma presa e maltrattata dall’organizzazione dell’autodromo.
E’ stato avvilente seguire la gara su Eurosport e vedere da qualsiasi ripresa come l’intero autodromo fosse vuoto. Una tristezza infinita. Sia chiaro e ci teniamo a sottolinearlo: FIA ed ACO non hanno colpe dietro al fallimento visto una settimana fa.
La realtà dei fatti è che ci siamo trovati di fronte ad un evento di caratura mondiale, una tappa del mondiale FIA WEC per la quale però, in tutta Monza, non si è trovata nemmeno uno straccio di mezzo cartellone. E chi vi scrive è un monzese, che vive a Monza, che esce e gira per le strade di tutta la città e che vi può assolutamente garantire che neppure il più misero dei volantini sia stato distribuito o affisso nel territorio comunale.
La pubblicità dell’evento è stata prossima allo zero pure sui social dell’Autodromo, con la sola eccezione di qualche post scialbo tra cui uno sponsorizzato con circa un’ottantina di commenti quasi tutti di disappunto per lo stato dell’autodromo stesso (e talvolta oculatamente epurati). Shit-storm alle quali gli admin dei social dell’autodromo di Monza penso siano ormai abituati essendo i commenti eufemisticamente negativi gli unici che ricevono costantemente da mesi e mesi.
E se da un lato il budget per la pubblicità dell’evento a quanto pare non è stato stanziato perché probabilmente non ritengono la pubblicità uno strumento utile di promozione, forse qualcuno ha ritenuto che sborsare gran bei “dané” per avere lì pochi secondi la Leotta e le sue tette o i baffi di Rovazzi (vedere QUI) fosse una trovata intelligente e remunerativamente strategica. Ma andiamo avanti…
Perché insomma, in un Autodromo pronto ormai alla sua dipartita, da qualche parte dovranno pur trovare un modo per tirare su “du spicci” (sappiate che ormai in Autodromo parlare il romano è consigliato per farsi meglio capire dai piani alti): e allora ecco la brillante idea di rapinare quei pochi giunti a vedere la gara senza però offrirgli un bel nulla. Massimo rendimento, (meno del) minimo sforzo!
Si perché stiamo parlando di un evento il cui costo del biglietto si attestava sui 40 euro+10 di VIP pass solo per la domenica, invece per tutto il week end di gara il costo era di 50 euro+10 per il VIP pass. A ciò va aggiunto il costo non di secondaria importanza del posteggio, un bel “ventello” da lanciare per la gloria. Un costo complessivo spropositato, per un evento che il venerdì pressoché non ha visto attività in pista e dove tutto si è concentrato il sabato e la domenica, senza eventi di contorno e grid-walk. Nel frattempo a Budapest il GT Open faceva il pieno di gente, con grid-walk e tutto al costo di… niente. Il biglietto era gratuito.
Ah si, il VIP Pass… millantata come esperienza immersiva di una gara che invece si è rivelato un pass utile per restare all’ombra dei camion nel paddock e nulla più. La paddock experience, così indimenticabile, lo è stata per i motivi sbagliati. Ora, nessuno sta dicendo che ci si aspetta di andare a guardare il WEC senza pagare. Lungi da noi pensare una cosa del genere. Eventi di questo tipo vanno pagati, ma devono saper offrire molto più del solo “main-event”. E non diciamo solo in pista o all’interno dell’autodromo, ma anche al di fuori di esso, nel cuore della città, proprio come avviene durante il weekend di F1 (che a differenza di quanto è avvenuto per il WEC, invece, viene pubblicizzato in tutte le salse).
Ah, senza dimenticare che anche pagare è stato un problema per alcuni di quei pochi spettatori, perché il giorno della gara, ai due ingressi dell’Autodromo non avevano fisicamente i pass paddock da vendere perché… lo sapete voi il perché? Noi no, se non che tutto ciò possa andare sotto la dicitura di mala ed incapace gestione.
Infine, vogliamo sorvolare sulla questione “beni e servizi”? L’ennesimo fallimento. Bar ancora assente se non per un mezzo chioschetto tutto nascosto ed i negozi storici del merchandise e quello dell’abbigliamento e materiale tecnico chiusi. E la Fan Zone? A nostro parere non ha raggiunto neppure il 6 politico.
Insomma, bravo Autodromo di Monza. Ancora una volta il tuo nome è stato macchiato, facendo una pessima figura a livello mondiale, e regalando una terribile esperienza a quel pochissimo pubblico che hai potuto accogliere. L’ennesimo e scontato risultato dell’avere una eufemisticamente inetta gestione.
Perfettamente d’accordo su tutto, avendo partecipato direttamente alla sciagura in qualità di spettatore. Aggiungo che il personale ai cancelli d’ingresso e all’interno dell’Autodromo era del tutto impreparato e finanche incapace di rispondere a semplici domande (“la tribuna parabolica è chiusa ? Bah, chi lo sa, fai un giro e vedi” Questo è quanto mi sono sentito rispondere all’ingresso principale di Vedano). Del resto piove sul bagnato: basti osservare che nell’anno del centenario, che dovrebbe essere festeggiato con manifestazioni grandiose, i malcapitati dirigenti dell’Autodromo hanno perso in sequenza: GT Challenge, ELMS, DTM, tutti guarda caso approdati ad Imola, salvo poi la fortunata rimessa in calendario dell’ELMS, solo per il forfait dell’Hungaroring. Il lungo degrado dell’Autodromo prosegue inesorabilmente nel totale disinteresse, in primis della politica. Sottoscrivo in pieno anche il disappunto sulla totale assenza di pubblicità degli eventi motoristici (questione che farebbe capo anche all’Amministrazione comunale e non solo alla SIAS); così facendo è pressochè impossibile sperare che si possano avvicinare allo sport coloro che oggi non sono appassionati (a prescindere dalla formula 1 ovviamente…).
Grazie