Con la bandiera a scacchi di Abu Dhabi abbiamo dovuto salutare le carriere corsaiole in Formula 1 sia di Robert Kubica (diventato pilota di sviluppo per Alfa Romeo) che di Nico Hulkenberg.
Se per il primo si è trattata di una stagione avara di soddisfazioni a causa di una vettura al limite dell’indecente ma dal grande valore simbolico per il carattere, la tenacia e la voglia di rivalsa dimostrata dopo il tremendo incidente al Rally di Andora nell’estate del 2011; per il secondo si è trattata dell’ennesima stagione da eterno incompiuto.
È proprio su Nico che vorrei focalizzarmi visto che tratterò in un altro blog la stagione di Robert.
Nei primi giorni di questa “off season” ho assistito spesso al fenomeno mediatico delle cosiddette “vedove” di Hulkenberg : tifosi che, dopo l’improvvisa decisione di Renault di non rinnovare il contratto al pilota tedesco, si sono rivoltati contro il sistema gridando allo scandalo e alle ingiustizie.
Di primo acchito si tenderebbe a capirli, dopotutto Nico ha dimostrato di essere un pilota più che solido, veloce e spesso costante.
Tuttavia, analizzando la sua carriera con più attenzione,ci troviamo di fronte all’ennesimo pilota poco decisivo e capace di portare a casa risultati di rilievo assoluto.
Anche quando le occasioni le ha avute.
Spesso sento dire che ci sono tanti altri piloti ben peggiori che meriterebbero di essere lasciati a piedi e cedere così il sedile al pilota di Emmerich am Rhein.
I più citati, a tal proposito, sono stati Magnussen, Grosjean, Stroll.
Peccato che si tratti di piloti che in carriera hanno tutti, almeno una volta, raggiunto un gradino del podio.
Questo il buon Nico non può dirlo.
E non per sfortuna, si badi bene, ma per errori suoi.
E questo, quando ti stai giocando un rinnovo contrattuale conta.
Prendiamo due highlights della sua carriera?
Ok, le sue due più limpide occasioni da podio (nonché uniche): Interlagos 2012 e Hockenheim 2019.
Se nella prima Nico si era ritrovato in testa alla gara per merito della strategia del team è anche vero che, dopo la Safety car con un suo errore, scontrandosi con Hamilton, ha letteralmente buttato alle ortiche un risultatone per la Force India.
Sette anni dopo siamo invece in Germania, sotto al diluvio dell’Hockenheimring dove a causa delle millemila uscite di pista Hulk riesce a ritrovarsi, con una condotta di gara impeccabile fino a quel momento, nelle prime posizioni.
Peccato che nel momento decisivo un suo errore di guida lo porti a posteggiare nelle barriere protettive.
DNF.
Nei momenti cruciali, Nico, ha sempre dimostrato di non essere in grado di reggere la pressione e i suoi errori gli sono costati la permanenza nella massima serie.
Il tutto acquista ancora più significato se si guarda al suo ruolino stagionale nei confronti dei vari compagni di team.
Infatti, raramente lo si è visto svettare nettamente sopra i propri compagni di scuderia, soprattutto in caso di piloti decisamente più solidi di Gutierrez e Palmer.
Anche in questa stagione Nico ha preso paga da Ricciardo nonostante l’inizio di stagione particolarmente tribolato per il pilota australiano.
Daniel infatti ha impiegato ben metà stagione per capire come adattarsi alla vettura mentre Nico conosceva l’ambiente e la direzione dello sviluppo della F1 francese perdendo, tuttavia, il confronto interno.
Tutti questi fattori uniti alla mancanza totale di risultati di rilievo (con tanto di triste record di pilota con maggior numero di start senza aver mai assaporato lo champagne sul podio) sono determinanti in una F1 sempre più alla ricerca di soldi e risultati.
E anche qui, che sia condivisibile o no, Renault ha deciso di puntare su un pilota più giovane (che comunque ha dimostrato non poco talento, al netto delle polemiche) con un potenziale di crescita maggiore rispetto a quanto Hulkenberg potesse ormai dare. Oltre ad una valigia di soldi ben consistente.
Già i soldi, gli sponsor.
Apro una breve parentesi sul capitolo pay drivers visto che spesso leggo invettive senza capo nè coda tra i vari social.
Mettetevi il cuore in pace, i piloti paganti sono parte integrante e, a tratti, fondamentale per i motori.
Pensate che il solo talento dei piloti e i premi per i risultati a fine Gp bastino per tenere in piedi strutture con centinaia di dipendenti con enormi spese a troppi zeri per creare e sviluppare le vetture?
Se la risposta dovesse essere sì, beh cari amici, siete purtroppo in errore.
Le valigie stracolme di soldi servono come il pane a quasi tutte le scuderie.
Le porte per le altre squadre appunto erano chiuse da valigie ben più imponenti rispetto a quelle di Nico unitamente al fattore anagrafico che sicuramente non giova alla sua situazione.
Hulkenberg, purtroppo, non ha mai colto appieno le occasioni presentatesi lungo la sua carriera rimanendo più che altro vittima di sé stesso più che del sistema F1.
Di ragazzi come Nico la F1 ne è stata piena e no, non ci mancherà più di Sutil, Di Resta o tanti altri che sono passati ma non sono riusciti ad affermarsi.
Triste, brutto ma reale.
Per restare in F1 devi portare risultati ed essere con un portafoglio maledettamente a fisarmonica e, in questo, Nico ha fallito.
Uno dei tanti, purtroppo, eterni incompiuti della Formula Uno.