A cura di Cristian Vaga.
Cara Federmoto, conosciuta anche come FMI – Federazione Motociclistica Italiana, perché lo hai fatto?
Perché, a partire da questa stagione, hai deciso di rendere a pagamento la diretta di tutte le gare del Campionato Italiano Velocità (il CIV)? Perché di punto in bianco gli appassionati di motociclismo italiani si trovano un conto di 20 euro annui o di 5 euro ad evento (che essendo 6 round, conviene prendere l’abbonamento annuale) da pagare per seguire le proprie passioni?
Lo capirei se fosse un mondiale: non sono contrario al pagare per vedere una gara. Si fa da sempre: dare moneta, vedere moto. Il biglietto lo paga chi presenzia l’evento dal vivo, ed è sacrosanto; il tifoso o appassionato che non può permettersi una trasferta in Argentina o in Giappone compra l’abbonamento, e segue da casa i propri eroi in giro per il mondo, e anche ciò ha perfettamente senso. Ma pagare un abbonamento per vedere le gare di un campionato nazionale, IL campionato nazionale italiano, non è corretto. E tu, FMI, mi dirai: “beh ma se gli altri fanno i soldi così, perché io non posso?”.
Ti svelerò un segreto immenso: i soldi sono molto, ma non tutto.
Il tuo campionato di velocità è l’occasione d’oro per tantissimi: giovanetti di 14/15 anni che guidano da ormai dieci anni e vogliono salire di livello; piloti già conosciuti che vogliono riempire di successi i propri palmares; veterani che vogliono ancora vincere, o magari anche solo divertirsi. Moltissimi sono entrati in SBK, e anche in MotoGP. Negli anni è aumentata l’attenzione mediatica attorno al CIV: Lorenzo Savadori, per dire un nome, ha trascorso un po’ di tempo (burrascoso, ma tant’è) in Aprilia nella MotoGP. Lo stesso Michele Pirro ha fatto anche l’anno scorso wild card e comparsate nel mondiale con Ducati, oltre ad esserne il tester per eccellenza.
Tutta questa attenzione e questo flusso di visualizzazioni era dato dal fatto che lo streaming fosse prima di tutto semplice da trovare (sul sito), e soprattutto gratuito. Mettendo un’imposta di ingresso allo streaming, cara Federmoto, ti stai tagliando le gambe da sola: poca gente si abbonerà (ripeto, non parliamo della MotoGP o del Mondiale SBK), e il torneo avrà meno visibilità. Meno visibilità equivale anche a meno sponsor interessati a legarsi al CIV, e questo potrebbe drammaticamente ridurre le chances per qualche futuro pilota (magari, diciamolo, anche un futuro Valentino Rossi nascosto da qualche parte in Italia) di entrare nel circuito e nel giro del mondiale.
Inutile celarsi dietro al “beh ma ci sarà la differita su Sky Sport MotoGP”, oppure “ah ma anche prima si pagava, perché era assieme a Sky”: prima era una cosa già inclusa, ora si pagherà a parte per vederla in diretta. E detto fra noi, se una sera dovessi scegliere fra la differita delle gare del CIV e una puntata in diretta di Masterchef, probabilmente andrei a vedermi la seconda.
Non è come detto una questione meramente di denaro, 20 euro all’anno sono alla portata di bene o male tutti: è una questione di principio, un meccanismo che sta allontanando sempre più la passione per le corse in favore della passione per il guadagno. Il CIV è un campionato, non un’azienda.