A cura di Claudio Boscolo.
Non credo che esista una citazione migliore di quella di Dorian Grey per descrivere la scorsa gara del GT World Challenge Europe.
L’aspettavamo tutti, chi per esaltare, chi per aizzare i forconi, chi per semplice curiosità e chi perchè effettivamente serio appassionato della categoria.
La prima di Valentino Rossi a bordo della Audi numero 46 del team WRT è stata sulla bocca di tutti prima, durante e dopo la tappa imolese del principale campionato dedicato alle GT3.
La sovraesposizione mediatica ha visto un unico grande vincitore nell’organizzazione stessa.
I numeri della tappa di Imola sono stati devastanti: tre live stream fruibili a tutti su YouTube (tra cui per la prima volta anche la live in italiano e chissà come mai…), la diretta su Sky, gli spalti strapieni (almeno per un paio di ore) e orde di fan ed haters a lanciarsi sassi su e giù per l’internet.
De facto il GT World Challenge Europe in questa tre giorni è stata sulla bocca di tutti e questo resta contemporaneamente un grandissimo bene ed un grandissimo male.
Sicuramente, tra gli aspetti innegabilmente positivi della presenza di Valentino Rossi nel campionato c’è la già citata sovraesposizione mediatica.
Che cosa dovrebbe comportare all’atto pratico? Sicuramente una maggiore volontà da parte degli sponsor nel voler investire nel campionato.
Altro fattore estremamente positivo, soprattutto per i nostri colori, risiede nel fatto che finalmente si può aprire il sipario sui tantissimi pilotoni italiani impegnati nel campionato (Cairoli, Drudi, Fuoco, Bortolotti solo per citarne alcuni) che prima non avevano l’esposizione mediatica che avrebbero meritato.
Valentino Rossi accende anche i riflettori sui costruttori, sui team presenti e su tutte le gare di contorno e ciò non può che portare gran circolo di denaro ed interesse per tutto il mondo del GT World Challenge.
Insomma dal lato marketing la macchina VR46 è un portento.
Esiste però il lato sporco della medaglia della sovraesposizione mediatica.
Perché se è davvero stupendo trovare tribune piene, fumogeni e tantissimi neo appassionati c’è anche da sottolineare come questo possa impattare negativamente la visione ed il modo di vivere il campionato.
Su di tutti non può non pesare la tossicità della fan base che Valentino Rossi si porta dietro da anni ormai.
Di esempi ne abbiamo visti a bizzeffe tra auguri di morte ai rivali, insulti, crociate social e tutto il circo che ne segue dai tempi della MotoGP.
La delicatezza e la cultura degli ultras e dei tifosi venuti esclusivamente per lui si è vista nell’esatto momento in cui VR46 è sceso dopo il suo stint lasciando Imola mezza deserta con ancora un’ora di competizione da seguire.
Certo se gli ultras di Vale non sono propriamente il fiore all’occhiello del motorsport mondiale lo stesso si può dire degli haters.
Criticare, perculare, insultare Vale ad ogni mossa non rende sicuramente il clima dei più sereni.
Non proprio qualcosa di cui andare fieri né da una parte né dall’altra.
E poi c’è proprio lui, Valentino Rossi stesso che da solo rischia di eclissare tutto quanto e tutti quanti e ieri ne abbiamo visto un pericoloso assaggio.
Sicuramente avrete fatto caso a quante attenzioni siano state dedicate al pilota di Tavullia con sempre le telecamere puntate addosso prima, durante e dopo i pit stop.
Tantissimi on-board dedicati, tantissime inquadrature e tantissime parole spese, forse anche troppe.
Voglio sperare che sia solo un fattore dovuto alla curiosità della prima gara e non uno standard per tutta la durata del campionato.
Risulterebbe uno sputo in faccia a tutti gli altri concorrenti oltre che a qualcosa di veramente stucchevole per chi guarda e ascolta.
Ah beh dimenticavo un fattore non indifferente: l’aumento esponenziale dei prezzi dei biglietti per il week end.
Chi bazzicava l’ambiente e le gare del GTWC sa benissimo come soli pochi anni fa con un 10/15 euro si faceva con agilità tutto il week end di gara, adesso andate a vedere per pura curiosità i biglietti per Misano solo ed esclusivamente per la gara.
In definitiva Valentino Rossi può essere la consacrazione per uno dei campionati più belli ed in salute del mondo ma al tempo stesso può esserne la rovina.
In tutto ciò gli unici veri vincitori sono stati gli organizzatori che tornano da Imola con le tasche piene ed il proprio campionato sulla bocca del mondo.
“Bene o male basta che ne si parli“, appunto.