Ben Keating ci aspetta all’interno dell’hospitality Corvette con il consueto sorriso, prendiamo posto ad un tavolino e iniziamo una chiacchierata lunghissima.
Ebbene l’ultima intervista che vi proponiamo dalla 6 ore di Monza è proprio quella del gentleman driver più amato del WEC.
In occasione del Meet the Team Corvette abbiamo avuto occasione di chiacchierare con Ben Keating e devo dire che è stata l’intervista più divertente della mia carriera.
Ben Keating sa intrattenere e sa divertirsi anche in occasione degli appuntamenti con la stampa, che i piloti amano di meno.
La contagiosa simpatia e la capacità di tenere la scena rendono il pilota di Tomball una calamita per i media.
E’ un pilota a cui piace parlare di sé, del team e della vettura.
E proprio da qui partiamo con la nostra intervista.
Il suo rapporto con questa magnifica Corvette che ha dominato il campionato in lungo e in largo, consentendo al pilota texano e ad i suoi compagni (Nicky Catsburg e Nicolas Varrone) di festeggiare il titolo proprio alla fine della 6H di Monza con ben due gare d’anticipo, un record per il campionato.
“It’s a pretty good car, well rounded, it’s good everywhere.”
Ma non solo la vettura è la chiave del successo, anche il team è stata la componente principale di questo trionfo.
“We didn’t have any bad race, we never did any mistake”.
E anche quando qualche errorino è stato fatto come a Spa, con la scelta di pneumatici errata, chi ha sistemato le cose è stata la provvidenza.
Fattore fondamentale che molti piloti fanno fatica ad ammettere, non Ben.
Altro punto a cui Ben Keating tiene particolarmente è esaltare l’eccezionale lavoro dei meccanici soprattutto in fase di Pit Stop.
Poi proseguiamo con una domanda a cui teniamo sempre molto ossia chiedere ai piloti che vivono sia IMSA che WEC come trovano i due campionati e la loro soggettiva su come sia l’ambiente.
La risposta di Keating è stata davvero affascinante.
Se da una parte nel WEC, agli esordi, Keating era considerato un outsider mentre in IMSA, dove correva da più tempo, era considerato parte della famiglia.
Col passare degli anni è riuscito a farsi accettare anche nella famiglia WEC.
Un altro aspetto che Ben mette sotto la luce d’ingrandimento è la figura dei fan.
“If you come to Monza and you are not in a Ferrari then you are no one, no one knows you.”
Ed effettivamente dalla folla fuori dall’hospitality Ferrari era ben evidente.
Tuttavia Ben Keating aggiunge che a Sebring è sostanzialmente la stessa cosa, cambiano solo i colori visto che i fan sono tutti per Corvette.
Altra cosa che il pilota texano tende a sottolineare è la bellezza del fatto che l’endurance consenta ai tifosi il contatto con il paddock e con i piloti.
Un altro aspetto che viene messo in evidenza è lo stretto rapporto con i colleghi piloti.
Dopo esserci soffermati sull’ambiente di gara decidiamo di fare una domanda abbastanza introspettiva per Ben Keating.
Quali sono i punti di forza e quali i punti su cui il pilota deve lavorare ancora?
“My strenght are high speed corners, I don’t have lack of courage on sending it. That can bite me sometimes.”
E qua in questa frase c’è tutta l’essenza di Ben Keating come pilota.
Coraggio, passione e voglia di dare il massimo, un pilota anche se amatore che non si risparmia.
Altra chicca che ci dispensa come curiosità è: “I’ve almost become proud of being a right foot breaker”.
Anche se questo resta il punto che fa il grosso della differenza tra lui ed i colleghi “PRO”, infatti quasi tutti i professionisti usano entrambi i piedi sui pedali facendo quindi la differenza sul tempo sul giro.
Infatti la transizione del piede costa decimi preziosi per Ben.
Non solo è il movimento ma questo inficia anche il modo in cui la vettura entra in curva e quindi la preparazione della curva stessa.
La cosa di cui Ben Keating va più orgoglioso di tutte però è il fatto di riuscire a restare nel giro di un secondo, un secondo e mezzo dai migliori piloti al mondo
“As a 51 years old car dealer”.
Una carriera iniziata da “car dealer” per giungere sul tetto del mondo.
Ben Keating mai banale anche quando i colleghi di altre testate fanno una chiosa sulla mancanza di Monza dal calendario WEC il prossimo anno.
“Next year i won’t race in WEC, so I don’t care”.
Una risposta onesta, dal cuore, da cowboy a quattro ruote.