A cura di Claudio Boscolo e Giorgio Sernagiotto.
Mesdames et messieurs benvenuti al racconto della 24 Ore di Le Mans 2021, la mia quinta Ventiquattrore.
Un traguardo di cui sono particolarmente orgoglioso e quale miglior modo per coronare questa partecipazione se non da leader del Mondiale Endurance?
Come sempre l’atmosfera che circonda la gara sinonimo dell’automobilismo è indescrivibile: elettrica, frizzante, ricca di colori e di amore verso noi piloti e il motorsport.
Per di più, in questa edizione, sarà nuovamente presente il pubblico (ovviamente seguendo i protocolli e nel rispetto dei distanziamenti ed in numero contingentato) cosa che non può che aprirci il cuore.
Certo, non avremo i fans attaccati alle reti come qualche anno fa ma cinquantamila persone sono un numero più che giusto e soprattutto sicuro.
Per quanto mi riguarda le emozioni sono già fortissime nella prima giornata di test collettivi dove il focus è rivolto a riscoprire il fantastico circuito della Loira che, come prevedibile, si presenta scivolosissimo in quanto strada aperta al transito quando non adibita a circuito.
È anche la primissima volta del nostro compagno Antonio Fuoco a Le Mans quindi ci concentriamo per lo più a fargli scoprire il circuito con le sue insidie e le sue meraviglie.
La sensazione che permea è quella di serenità e convinzione nei nostri mezzi.
Il grande merito di questa nostro mood va sicuramente in quasi totalità alla bravura e alla preparazione che gli uomini di AF Corse ci dedicano.
Specialmente qua a Le Mans il lavoro del team è ancora più fondamentale rispetto alle altre tappe di WEC e ELMS.
Per definire il lavoro dei nostri ragazzi oserei dire che sono armoniosi al pari di un’orchestra con Checco Ravera come direttore, capace di tirar fuori il meglio da ciascuno. Fiducia, preparazione e attenzione ai dettagli: sono queste le caratteristiche di una combinazione veramente vincente.
Le Mans è estremamente volubile e bisogna farsi trovare preparati per ogni eventualità.
Arriviamo così alle qualifiche con il nostro “Tony Fire” sempre velocissimo ma in estrema difficoltà coi track limits e… noi ai box iniziamo a sudare un po’ freddo. No time set vorrebbe dire partire ultimi, nel traffico più totale, e sarebbe un bel complicarsi la vita.
Al settimo tentativo, sul filo della bandiera a scacchi, Antonio riesce a prendere l’ultimo giro disponibile e fare un tempo pazzesco che ci piazza in terza posizione ed in piena lizza per la Hyperpole.
Dopo le qualifiche si va di nuovo in pista per il turno di libere più suggestivo ed intimo: quello in notturna.
Quest’anno, devo ammettere, è stato particolarmente difficile perché il buio era veramente intenso.
Gran parte dei test notturni vengono lasciati soprattutto a Roberto per dargli modo di prendere confidenza con il buio e le temperature più rigide.
Robi subito si dimostra tra i bronze drivers più veloci rimarcando le nostre ottime sensazioni.
Giovedì, invece, ci si concentra sul passo gara e sul portare una vettura costante per tutte le fasi di gara che, come ben sapete, possono essere drammaticamente variabili.
Dopo le sessioni di libere si vola alla Hyperpole dove l’ottimo giro di Fuoco ci farà scattare dalla quarta piazza.
Il venerdì è day-off e mi concentro a liberare la mente più possibile e cercare più serenità possibile.
E poi c’è la notte prima di Le Mans, peggio di quella prima degli esami.
Molto peggio.
L’unica notte che, in trent’anni di corse, non riesce a farmi dormire bene. Le Mans non è una gara come le altre ed inconsciamente questa cosa si palesa sempre.
La mattina del sabato affrontiamo il warm up e poi la testa va immediatamente al cerimoniale di rito che però viene rovinato dall’arrivo della pioggia.
Tanta acqua, tantissima ed un po’ di panico poiché nessuno aveva mai provato in condizioni diverse dall’asciutto sono un po’ la cornice dello start.
Poi High Class decide di prendersi la scena, nel momento del giro di schieramento, lasciando il proprio prototipo sui cavalletti e creando un ingorgo degno del peggior esodo vacanziero.
Come ogni ingorgo che Dio comandi cosa può mancare se non il consueto tamponamento a catena?
E chi poteva esserci incolpevolmente in mezzo a questo tragicomico *bonk* se non la nostra 47?
La 488 di Kessel non ci vede e si spalma sul nostro diffusore comportando il danneggiamento dello stesso e di parte del terminale di scarico.
Inizio col botto, in tutti i sensi.
Nonostante questo inconveniente il nostro Antonio sembra non accorgersi minimamente dei danni alla vettura e tira fuori uno stint da urlo, capace di essere più veloce di alcune GTE PRO e soprattutto star loro davanti sotto la pioggia a riprova del grandissimo talento e sensibilità del nostro collega e amico.
Sul bagnato siamo fortissimi e restiamo con margine in P1 solo che poi con l’asciugarsi della pista smettiamo di avere quel passo fenomenale e iniziamo a scivolare leggermente indietro ma restando pur sempre nella nostra finestra di controllo.
Prendo le redini per un doppio stint e riesco a vedere in diretta il brutto crash di Gomez. Le Mans non perdona, soprattutto nelle prime ore è necessario procedere con calma e circospezione.
Riesco a riportare la 47 in seconda piazza dopo un doppio stint soddisfacente e divertente.
È il turno del nostro Roberto anche se, purtroppo, le condizioni sono tutto fuorchè agevoli.
Buio e temperature piuttosto rigide non spaventano Robi che si muove decisamente bene fino al duro contatto con una Porsche (con il nostro portacolori incolpevole, anche qua) che ci estromette dalla gara e costringe al ritiro.
Non il risultato a cui auspicavamo ma si sa, Le Mans è giudice, boia e giuria e decide lei il destino di noi piloti.
Se la gloria oppure una mancata occasione solo lei può decidere e noi non possiamo che rispettare il suo verdetto.
Adesso bisogna sgomberare la mente e goderci le ultime due tappe di WEC che ci mancano.
Appuntamento in Bahrain!
Fotografie a cura di Fabio Taccola.