A cura di Giorgio Sernagiotto e Claudio Boscolo.
Dopo quasi un mese di distanza dall’appuntamento del Fuji è ora di riprendere l’aereo per la terza tappa del mondiale: destinazione Shanghai.
Il morale all’arrivo è molto buono e, come di consueto, ci prendiamo qualche ora da turisti prima che il week end di gara entri nel vivo.
Certo, questa volta, il giro turistico è più breve del solito a causa di un mio fastidio alla caviglia sinistra riscontrato in una sessione di allenamento prima della trasferta.
Le nostre tappe sono state quindi una sublime cena in uno dei ristoranti più alti al mondo (il nono per la precisione): il Club Jin Mao, al novantreesimo piano del Grand Hyatt, ristorante specializzato nella cucina tipica di Shanghai, che si affaccia sull’affascinante quartiere francese della metropoli.
Impossibile poi non avventurarsi, dopo aver riempito la pancia, nei mitici quanto divertenti “fake market”: veri e propri mercatini del falso dove l’arte della contrattazione è tutto e quindi vengono premiate specialmente le trattative all’arma bianca.
La gita quindi finisce e bisogna pensare alla pista.
Shanghai rappresenta una bella sfida: curve veloci, tecniche e poi la caratteristica prima curva a chiocciola sono le principali insidie di questa trasferta cinese.
Il venerdì, come di consueto, è un giorno di scoperta sia del tracciato sia delle potenzialità della nostra Dallara sulla pista cinese.
Il primo impatto con la pista è veramente ottimo: il tracciato ci piace soprattutto nelle curve tecniche come la 1, la 3, 5, 7 e la 13 nonostante l’asfalto sia molto degradante per le gomme.
Giriamo tanto ed il lavoro di raccolta dati è molto soddisfacente.
Ormai non si può inventare quasi più nulla, il gap con Oreca è marcato, le mescole portate da Michelin non ci avvantaggiano e, visto che con le morbide usuriamo troppo gli pneumatici, dobbiamo cercare di massimizzare le prestazioni con la mescola più dura.
Nonostante ciò il ritmo è buono e non siamo troppo distanti dal gruppo.
Il sabato poi accade l’inaspettato.
Da subito io e Andrea ci troviamo a nostro agio sia con la vettura che con la pista e riusciamo a strappare un tempo più che ottimo.
Siamo sesti, tanta roba.
La domenica si apre, come di consueto, con la sessione di autografi.
Questo, per un pilota, è uno splendido momento di contatto con gli appassionati e devo dire che il pubblico cinese si è rivelato una bella scoperta.
Già dall’affluenza buonissima passando per la curiosità dei tanti tifosi intenti a scoprire le bellezze motoristiche che il WEC può portare loro.
Certo, da quello che ho visto sembravano apprezzare di più la compagine GT, avendo marchi più conosciuti e quindi di immediato collegamento logico.
Il tempo di firmare autografi è finito ed è ora di concentrarsi per la gara.
Parto per primo sulla 47 per i primi due stint.
La partenza è veramente caotica a causa del rallentamento della Rebellion che ha portato le LMP1 a superarsi prima della bandiera verde, così come tante altre vetture… tra cui la nostra.
Jump start.
Incassiamo purtroppo un drive trough che ci relega in ottava posizione.
Dopo i miei due stint sono soddisfatto anche perché, nonostante il fastidio alla caviglia ho guidato bene e limitato i danni.
Passo il volante a Roberto che si dimostra ancora una volta solidissimo per il suo stint.
L’ultima porzione di gara è affidata ad Andrea che porta la nostra Dallara al settimo posto finale.
Lasciamo la Cina con la giusta soddisfazione visto l’ottimo lavoro del team e una bella prestazione, soprattutto in qualifica.
Adesso la testa va al week end del 14 dicembre per la 8 Ore del Bahrein.