Pochi giorni fa era toccato a Recaro, ora tocca a BBS: dichiarata la bancarotta per il marchio tedesco.
La notizia, ufficiale da qualche giorno, è una di quelle tristi, che lascia l’amaro in bocca a tanti appassionati.
Il colosso del mercato aftermarket (ma non solo) è il secondo marchio tedesco legato al mondo dei motori a dichiarare fallimento in pochi giorni.
Solo a fine luglio, infatti, era accaduto lo stesso alla celebre azienda di sedili da corsa Recaro.
Ma cosa succede al settore automotive tedesco?
Crisi, è la parola adatta. Già, perché tra crolli in borsa e fallimenti, abbiamo già dato addio al reparto Automotive di Recaro e la bancarotta di BBS non promette bene, ma non sono sole.
Anche Varta e ZF sono profondamente in crisi, con quest’ultima che annuncia numerosi licenziamenti: si parla di circa un quarto della forza lavoro presente negli stabilimenti tedeschi del marchio.
Ma BBS chiuderà davvero?
La risposta a questa domanda, per ora, non ce l’abbiamo. La buona notizia, se buona si può definire, è che la bancarotta riguarda BBS Germania.
Infatti l’azienda, nelle sue filiali giapponesi ed americane, continuerà ad esistere ed a commercializzare e sviluppare cerchioni.
Perché è bene ricordare che BBS non vende solamente i cerchi che troviamo sotto le Golf o le RS3 al raduno al Mondojuve di Nichelino. Con tutto il rispetto, chiaramente.
BBS è anche studio e progettazione per cerchi OEM (original equipment manufacturer, ovvero cerchi di serie per vetture stradali), ma soprattutto equipaggiamenti per vetture di Formula 1 e NASCAR.
Sviluppo per il Motorsport che continuerà, soprattutto per quanto riguarda i cerchi delle NASCAR di prossima generazione.
Ciò che con ogni probabilità non vedremo più (ribadiamo, relativamente al mercato tedesco e di conseguenza europeo) sono i cerchi OEM, che hanno caratterizzato tante vetture a noi ben note.
Basti pensare alle numerose BMW, o alla Porsche 918 Spyder Weissach, in foto.
Oltre agli svariati cerchi aftermarket che non di rado vediamo in giro su auto preparate o anche solo lievemente personalizzate.
Personalizzate da appassionati, da gente che i motori li ama, come noi.
Gente per i quali, questa, è l’ennesima grossa perdita che fa male al cuore.