A cura di Umberto Moioli.
Infili la tuta, allacci le scarpe, le mani che entrano nei guanti, il casco in testa ed entri in macchina, calandoti in quel sedile tanto stretto quanto capace di farti sentire protetto. Il motore è già acceso pronto a raggiungere la temperatura ideale, le cinture allacciate; davanti a te la luce che abbaglia il parabrezza ed illumina quella sezione di box prossima all’ingresso della Pit Lane, divisa solamente da una sottilea linea rossa, così semplice ed al tempo stesso così carica di significati. Una linea che divide il porto sicuro del box da tutto quello che può accadere in pista e che rende questo sport ora glorioso ora brutale e spietato. Ma adesso sei in macchina. Meccanici, amici, tifosi, curiosi… sono tutti fuori e tu, invece, sei lì dentro da solo con te stesso. I pensieri, le paure, le aspettative, quello che vuoi fare e che non sempre ti riesce, quello che non credi di saper fare e che invece ti scopri capace, i desideri, la consapevolezza di ogni sacrificio che ti ha portato ad essere lì dentro a quell’abitacolo, che per un pilota è il posto più bello del mondo. La visiera scura, non ancora completamente abbassata, ti copre gli occhi e cela tutto quel turbinio di emozioni che solo chi ha mai varcato la soglia di una pista sa che cosa significa provare. E’ quel momento in cui l’adrenalina, la paura e la calma si fondono in un tutt’uno e l’unica cosa per la quale non puoi più attendere è ingranare la prima, staccare la frizione ed entrare finalmente nell’arena, pronto ad andare più veloce del vento, pronto a provare a te stesso chi sei, pronto a dimostrare a tutti quanto vali e quanto sai essere veloce. E’ il momento delle possibilità, il momento in cui tutto deve ancora accadere, è il momento della quiete che anticipa la tempesta e l’impeto del pilota e della sua macchina che percorrono il tracciato al massimo delle loro rispettive capacità umane e meccaniche. E’ quel momento in cui anche chi non è seduto all’interno della vettura, provando a zittire la propria mente, a rilassare il respiro ed apprezzare in silenzio quegli attimi, può coglierne tutta la forza e la bellezza di uno sport così stupidamente, drammaticamente ed inutilmente… Romantico.
E allora vai ragazzo. Varca quella linea, aspetta che le luci dei semafori si siano fatte verdi e spingi, spingi più forte che puoi, corri come se tutto dovesse finire oggi e dai tutto te stesso. Alla fine non importa come finirai la gara, non importa neppure se ad essere in gioco è il Campionato Mondiale od una competizione tra amici, ciò che importa è che correndo avrai dato senso alla tua vita, perché la vita non si misura in anni, ma nella somma di tutti quegli attimi capaci di toglierci il respiro, attimi che resteranno con noi per sempre e che sapranno regalarci ancora quel fremito quando ripenseremo ad essi.