Essere sportivi seri ad una certa età non è proprio cosa da tutti, specialmente se lavori, hai una morosa, una vita sociale, una casa da mantenere e chi ne ha più ne metta. Se poi come sport fai il “pilota” della domenica, capirete anche voi che non siamo di fronte ad un’attività sportiva canonica, poiché, fondamentalmente, correre in auto è l’unico mestiere al mondo dove non puoi allenarti tutti giorni, a meno che tu non abbia libero accesso al conto corrente di Taylor Swift.
Quindi, in virtù di ciò, essere piloti professionisti di questi tempi è cosa dura, ma essere amatori è ancora peggio.
Già, perché se un professionista può comunque cercare di tenersi in allenamento svolgendo attività connesse a quelle pistaiole, la controparte amatoriale al massimo può farsi due pistate su Gran Turismo. Ecco, la situazione del sottoscritto è esattamente quella che ho appena descritto: un giovane, ma non più tanto giovane, di 28 anni che ha iniziato a solcare per la prima volta la pista solamente due anni fa’ e che passerebbe ogni giornata tra i cordoli se non fosse per la carenza di soldi, allenamento e talento.
ANATOMIA DEL PILOTA AMATORIALE
Senza impersonare un professore di anatomia che si prepara a sezionare un corpo, mi piacerebbe condividere con voi quelle che ritengo debbano essere le tre caratteristiche principali che un pilota amatoriale deve possedere per massimizzare il più possibile le proprie performance in pista. Tutto ciò, ovviamente, al netto delle capacità di guida di ognuno di voi.
Il primo elemento è di fondamentale importanza per sopravvivere nella giungla del motorsport. Prima di spoilerarvelo, volevo dirvi che attualmente le uniche due attività che permettono a questo mio fuoco motoristico di restare acceso sono la The Fox Running e tutto ciò che ruota attorno alle attività del buon Matteo Arrigosi. Relativamente a quest’ultimo fattore, lo scorso inverno sono stato ospite dei ragazzi di Kit-Dte per riscuotere il mio regalo di laurea: la Ice Experience.
Nella splendida cornice innevata del Passo del Tonale, si svolge questo corso di guida su neve e ghiaccio che permette a chiunque di apprendere i concetti base per poter governare un veicolo a trazione posteriore in condizioni di forte criticità (giuro che si fanno anche tantissimi traversi oltre che, come nel caso del sottoscritto, tantissimi 360).
Nei corsi della durata di un giorno come nel caso dell’Ice Experience, un pilota amatoriale non ha molta scelta: o cerca di assimilare più concetti possibili, oppure butta via soldi e tempo. Nel mio caso devo dire che l’esperienza è stata notevolmente positiva, siccome ho imparato moltissimi concetti applicabili non solo in pista, ma anche e soprattutto in strada.
Riuscire a controllare un veicolo durante situazioni di perdita di aderenza, o quanto meno limitare i danni, può salvare la tua vita e quella degli altri.
Quindi, la prima caratteristica che un pilota amatoriale deve possedere è la velocità di assimilazione, di fondamentale importanza se sei povero come il sottoscritto e non puoi permetterti corsi di guida in pista ogni giorno.
Credetemi che per un novello una sola giornata di corso, se sfruttata bene, può significare tantissimo e modificare radicalmente lo stile di guida. Poi ovvio che per affinare la tecnica ci vogliono tante ore di allenamento e particolare dedizione, ma ricordiamoci che stiamo parlando dell’anatomia di un amatore, non di un professionista.
La seconda caratteristica mi piacerebbe introdurla con una citazione famosa:
“Se non possiedi la tecnica, punta tutto sulla velocità.”
In realtà non è per niente famosa, anzi l’ho inventata io sul momento, tuttavia asserisco che rispecchi quelle che siano le mie doti sportive.
Negli anni passati ho praticato il calcio e l’atletica leggera e in entrambi gli sport non ero dotato di grandissima tecnica, tuttavia compensavo con una grande potenza nelle gambe: nel calcio avevo i piedi di ghisa, ma stai pur certo che se ti prendevo in velocità non mi stavi più dietro.
Nell’atletica, pur avendola iniziata molto tardivamente, mi capitava abbastanza spesso di prendere a pesci in faccia gente molto più giovane e fisicata di me, una potenza elevata mista però ad una coordinazione non sufficiente per gestire tutta quella forza.
Tornando a noi, tutta questa pappardella introduttiva a cosa serve?
Se non hai abbastanza tecnica in pista, punta tutto sull’atletismo: migliora il tuo fisico mirando principalmente sulla respirazione e, quindi, sul portare più ossigeno possibile al cervello e ai muscoli.
Quale sport potrebbe rispecchiare al meglio questo genere di allenamento? A mio personalissimo parere, l’accoppiata bicicletta e palestra costituisce il miglior training possibile per un amatore della guida sportiva.
Sempre parlando per esperienza, nella 8h di Busca della The Fox Running di quest’anno, mi trovavo in un ottimo momento di forma fisica in quanto per tutto l’inverno mi sono allenato sui rulli seguendo precise tabelle di allenamento per sviluppare forza, resistenza e potenza. La trasposizione nella lingua corsaiola è stata un’incredibile resistenza a lunghi stint di guida, sentendo la stanchezza giusto alla fine dell’ultimo turno personale.
L’atletismo che avevo sviluppato mi permise di restare lucido in situazioni complesse e compiendo sorpassi al limite quando gli altri fisicamente non ne avevano più. Insomma, maggior benessere fisico può tradursi in decimi di secondo in meno sul ritmo gara.
Al contempo è importantissimo riconoscere quando non si è in uno stato di forma ottimale o quando le energie sono esaurite e lasciare spazio ai compagni di squadra che in quel momento sono molto più prestanti, sempre meglio evitare di perdere la concentrazione in pista… può risultare fatale.
L’ultimo elemento che ritengo sia fondamentale possedere è tanto semplice quanto importante: non perdete la testa. Ricordatevi una cosa, non siete dei professionisti e va benissimo così, nessuno vi chiede di esserlo, quindi non dovete “inventare motorsport”.
Accettate il vostro status di amatori e lavorate su quello, non cercate di strafare, è lì che si commettono gli errori. Sono conscio del fatto che vedendo piloti più o meno navigati fare manovre incredibili o trovare subito la traiettoria ideale mentre voi arrancate un pochino, sia frustrante, ma sappiate che ognuno ha la sua curva di apprendimento e prima accettate questo fattore più migliorerete.
Ascoltate i consigli di chi è più esperto e confrontatevi con piloti del vostro stesso livello cercando di migliorare insieme, si impara tantissimo anche usufruendo della nobile arte dell’ascolto. Cercate poi di replicare le dritte in pista, non ci riuscirete la prima volta, non ce la farete la seconda, prima o poi vi verrà e consoliderete la nozione.
Non è semplice correre in macchina, altrimenti lo farebbero tutti, quindi solo per il fatto che riuscite a scendere in pista, non fare danni e compiere qualche sorpasso, fidatevi che rispetto ai finti fenomeni che pensano di saper guidare per poi finire ribaltati in un fosso a bordo strada siete già di un altro livello.
Questi sono i tre consigli che mi sento di darvi da pilota amatoriale, ovviamente mi rendo perfettamente conto che non si adatteranno bene a tutti, ogni pilota è diverso dall’altro esattamente come un’auto è differente dall’altra. Nonostante ciò, l’unica cosa che accomuna tutti è la perseveranza nell’inseguire un sogno, quella non deve mai mancare.
Credeteci, credeteci sempre e non mollate mai la presa, le soddisfazioni arriveranno. Non arriverete sicuramente in Formula 1, ma per vivere appieno il motorsport non serve essere a grandi livelli, basta un sogno, un’auto e tanta voglia di correre.