In un’epoca in cui le regolamentazioni europee per l’imminente futuro hanno dato per morto il motore endotermico, la recente approvazione della deroga per quanto riguarda l’utilizzo di carburanti sintetici e-fuel e bio ha riaperto completamente il discorso e le speranze per noi petrolheads.
Capitanati del ministero dei trasporti tedesco, che ha fatto pressioni per andare in questa direzione, la Commissione Europea ha per l’appunto approvato l’omologazione di motori in produzione dal 2035 che possano essere alimentati a biocarburanti ed e-fuel.
Ma di cosa si tratta esattamente quando ci addentriamo in questo segmento di benzine sintetiche?
Partendo da quelli comunemente definiti come biocarburanti, l’utilizzo della benzina E85 non è una novità assoluta sul mercato. Ad averla introdotta tra i primi, va sicuramente menzionato il campionato IndyCar nel quale le vetture vengono spinte da questo tipo di combustibile già dal 2012. L’E85 si tratta di una benzina la cui composizione vede un 85% di etanolo miscelato con appena il 15% di benzina tradizionale, risultando con un numero di ottani compresi tra i 103 ed i 105. Dall’anno successivo, però, la IndyCar farà il passo ulteriore mandando in pensione la E85 ed adottando un carburante rinnovabile composto al 100% di etanolo.
Parlando del bioetanolo, la produzione deriva dalla fermentazione alcolica, alcuni lieviti recuperati da scarti di truciolati delle industrie cartiere e dalla raccolta dell’umido. In questo modo, ed anche grazie allo sviluppo della seconda generazione di bioetanolo che ha reso più efficiente l’utilizzo dei campi, l’intera trafila produttiva sta raggiungendo l’obbiettivo della politica “zero emissioni”. Tuttavia, per girare su E85 e simili, sono necessari motori specificatamente sviluppati per l’utilizzo di questi carburanti oppure motori denominati “flex”, come quelli di Koenigsegg (capaci di sviluppare il 25% di potenza in più quando alimentati dalla E85 rispetto alla controparte convenzionale), che riescono a bruciare benzine tradizionali così come le bio.
Questo, perciò, rappresenta un limite di questi combustibili per quanto riguarda l’utilizzo delle vetture costruite prima dell’avvento dei biofuel, nel prossimo futuro.
Da questa sfida, infatti, parte l’iniziativa capitanata in primis dal marchio Porsche che non ha intenzione di lasciare i proprio clienti a piedi ma anzi, permettendoli di continuare a guidare le loro vetture sportive ed, inoltre, la produzione della stirpe 991 nelle decadi a venire.
Porsche ha così dato inizio ad un programma di sviluppo e produzione di e-fuel sintetici che possono essere direttamente impiegati su tutti i modelli della Casa, vecchi o nuovi che siano. Attraverso un massiccio investimento, la Casa di Stoccarda ha perciò stabilito un enorme impianto di produzione e-fuel a Punta Arenas, una delle aree più ventose a sud del Cile. In questa zona forti venti soffiano per circa 270 giorni l’anno, garantendo così una costante produzione di energia eolica e, conseguentemente, di anidride carbonica, necessari alla fabbricazione del carburante stesso.
Le prime fasi dell’ambizioso progetto prevedono una fornitura di 130.000 litri l’anno con l’obbiettivo di raggiungere i 55 milioni di litri nel 2025, seguiti poi da 550 milioni per il 2027, con la speranza di riuscire a portare il costo alla vendita degli e-fuel a 2.8 euro al litro. Un prezzo, paragonato a quello attuale per i carburanti di origine fossile, parecchio elevato, ma che ognuno di noi sarebbe disposto a pagare per continuare a sentire i nostri motori rombare anche in futuro.
Attualmente Porsche ha investito sul progetto e-fuel una cifra che si aggira intorno ai 100 milioni di euro, e ci aspettiamo che anche molti dei grossi produttori di benzina seguiranno il Costruttore tedesco in questa nuova impresa per tenere vivo il motore a scoppio.
Parlano, inoltre, del ciclo produttivo degli e-fuel, come si crea questo tipo di combustibile sintetico a zero impatto ambientale? Che ci crediate o meno, la risposta vi lascerà sbigottiti: la base è una composizione di Idrogeno, prodotto dall’elettrolisi dell’acqua, associato con altre molecole di CO2 per la produzione di metano o metanolo sintetico, e successivamente raffinati per dare vita al cherosene o al diesel sintetici.
La molecola vitale per la creazione di questi idrocarburi sintetici è perciò proprio la tanto odiata CO2, raccolta direttamente dall’aria, rendendo così questi e-fuel dei prodotti a zero emissioni.