A cura di Umberto Moioli.
La settimana lavorativa alle spalle, la stanchezza che si fa sentire , il caldo torrido che rende il tutto ancor meno sopportabile e quella terribile umidità che fa della pelle un qualcosa di più simile alla gomma da masticare. E’ sabato mattina, finiamo di caricare le moto sul carrello, il furgone che si trasforma in una sorta di officina ambulante e via, si parte: direzione Autodromo di Franciacorta, giornata di prove libere in formula Open Pit-Lane. Si potrebbe chiedere di meglio? Arrivati alla struttura bresciana rincomincia il tran-tran: slega, scarica, metti le moto sui cavalletti, prolunghe e ciabatte pronte, le termocoperte iniziano a scaldare le slick, quel profumo di benzina che si propaga nell’aria mentre riempiamo i serbatoi. Non abbiamo ancora fatto il tradizionale briefing iniziale che siamo già stanchi morti. Ma di là, valicati i box, qualcuno ha già iniziato a girare e tutt’intorno nell’aria, ove non si percepisce neppure una leggera brezza estiva, il suono delle moto riecheggia con tutta la sua romantica prepotenza. Sufficiente per inibire ogni senso di fatica e riportare l’attenzione solamente sull’unica cosa che conta davvero: tornare in mezzo ai cordoli, dare gas e divertirsi.
Le gomme ormai sono pronte ed è quindi tempo di vestirsi: infilo la tuta, la maglietta rituale ovviamente subito sotto di essa, il paraschiena, gli stivali, il casco ed infine i guanti. Tutto è pronto, eccetto il mio fisico che inizia già ad accusare tutto quel caldo opprimente; ma ormai la testa è già là dentro, concentrata ed il cuore inizia a pompare adrenalina. Un rapido check al transponder, manometro alla mano per verificare la pressione delle gomme e via, si entra in pista! Classico “warm-up” lap e finalmente eccomi lì, nuovamente a sentirmi un tutt’uno con lei, la mia Ninja, a spalancare quella manetta con il motore che urla ad oltre 14.000 giri, l’asfalto che scorre veloce e sempre più vicino al mio corpo, appeso fuori dalla moto, mentre le saponette e gli slider degli stivali si consumano tornata dopo tornata, producendo quel magico “scratchhh” che tanto fa godere noi motociclisti. giri scorrono veloci, ogni tanto qualche lungo che regala qualche “fuorigiri” al cuore e di tanto in tanto le improvvise bagarre con gli altri piloti hanno il potere di farti dimenticare anche il tuo nome: non c’è aggressività né scorrettezze tra gli uni e gli altri, ma solo quell’incontrollabile desiderio di “passare davanti”, di “sorpassare il tuo (casuale) avversario”. Ma nonostante la mente ed il corpo siano estremamente concentrati sulla guida, cercando di raggiungere e andare oltre i propri limti, quest’ultimo inizia accusare la disidratazione dovuta al inarrestabile e copioso sudore, causato dal prolungato sforzo fisico, da quello mentale e dal caldo.
Braccio alzato e, rapido, prendo la strada per il paddock, per far ritorno al nostro sgangherato “box”. Esattamente come la moto necessita di un rifornimento di carburante, mi precipito al bar dell’autodromo a fare incetta di Gatorade, ghiaccioli e gelati, per raffreddarsi e recuperare liquidi; quindi mi conceto l’immancabile sigaretta del motociclistia, rigorosamente Chesterfield, capace di farmi sentire come se stessi accuratamente degustando i ricordi e le sensazioni appena collezionate all’interno del tracciato bresciano.
Le moto, nel frattempo, sono tornate sui cavalletti, con le termocoperte ad avvolgere e mantenere in temperatura le gomme. Passati circa 25 minuti è tempo di ritornare in pista, ma prima decido di fare una rapida visita all’officina di Franciacorta per un veloce risettaggio delle sospensioni: avendo ancora sia l’anteriore che il posteriore di serie, in compressione ed estensione la Ninja tendeva a scomporsi troppo per via dell’assetto ancora troppo morbido. Un click di qua, due click di sopra e poi di sotto e via, ripartiamo di nuovo a gas spalancato.
Il tempo scorre in fretta, troppo in fretta, e tra una bagarre ed un’altra purtroppo sopraggiungono le fatidiche ore 18:00 che decretano la conclusione della giornata. Con la bandiera a scacchi esposta prendiamo la via del paddck e, dopo esserci cambiati e riposati un attimo, ricarichiamo di nuovo tutto e ripartiamo alla volta di casa.
Il tramonto si fa intensamente stupendo e uno dopo l’altro si susseguono veloci i paesaggi al finestrino. Ciò che invece non accenna a scomparire è il sorriso, quello leggero ma così intenso che si stampa sul volto di chi, nonostante fisicamente alla stregua di uno straccio bagnato, ha vissuto una giornata meravigliosa. Sapete… Mente chi dice che andare in pista regala sempre queste fantastiche emozioni: alcune volte si prende la strada di casa portandosi dietro un portafoglio vuoto e tanta frustrazione magari per non essere riusciti a girare come si pensava, magari a causa di una caduta o della rottura di un componente non si è potuto tornare in pista, buttando via di fatto l’intera giornata, o per tante altre varie motivazioni. Ma quando tutto gira per il verso giusto, quando ci si riesce a divertire come se fosse la vostra prima volta tra i cordoli, migliorando addirittura la propria assoluta prestazione e vivendo questa stessa passione con gli altri piloti che condividono con noi la pista, dandosi un po’ di sana battaglia… allora lasciatemi dire che non esiste nulla di più coinvolgente, totalizzante, perfetto. Stanchi morti e con le tasche “vuote”, ma sinceramente felici, completamente appagati ed arricchiti da ricordi indelebili, capaci di rendere così unico il libro della nostra vita. Che cosa meravigliosa questa stupida cosa di motori.