L’introduzione ormai la sapete. Adesso tocca a tre piloti di United Autosports, il colosso americano che a Le Mans porta le due Mclaren GT3 ufficiali e due LMP2. L’intervista che state per leggere è quella di Nolan Siegel, un giovane talento che solo un mese fa tentava di qualificarsi per la sua prima Indy 500, e adesso è alla sua prima 24 ore di Le Mans.

“Nolan sei un pilota di neanche 20 anni. Ti saresti mai immaginato quando eri un giovane ragazzino che correva sui kart che saresti arrivato così in alto e così in fretta?”
“No, non l’avrei mai immaginato. Quest’anno è stato incredibile e pieno di opportunità. La prima Indy 500 e la prima Le Mans insieme rendono questo un anno davvero speciale per la mia vita. Sono contentissimo di essere qui.”

“Da dove è arrivata questa opportunità? Chi ti ha chiamato e detto ‘Nolan c’è un posto libero a Le Mans per te’?”
“È stato Bijoy [Garg]. Lo conosco da parecchio, e correndo in ELMS mi ha aiutato molto. Ovviamente ci sono state molte altre persone che ho incontrato lungo la strada, tra United e fuori. Sono stato fortunato ad avere così tanti amici che mi hanno dato la possibilità di essere qui.”

“E qual è il tuo obiettivo per la gara?”
“L’obiettivo è vincere. Siamo un equipaggio molto forte, Oliver è veloce, conosce il tracciato molto bene, ha anche vinto qui. Uno con la sua esperienza è molto utile a me e Bijoy che siamo alla prima gara qui. Bijoy poi è uno dei silver più forti in griglia. È davvero davvero veloce e ha imparato subito a sfruttare al massimo il potenziale dell’auto. Non vedo perché Oliver non possa fare la pole e non vedo perché non possiamo lottare per la vittoria.”

“Ora la domanda che facciamo a tutti, ma per la prima volta dobbiamo espanderla. Cosa NON ti piace della Indy 500 e di Le Mans?”
“Sono i due più grandi eventi motoristici del mondo, è molto difficile pensare a qualcosa. Mh, la Indy 500 è tremendamente stressante, la cosa più stressante che abbia mai affrontato in vita mia. Dover fare il bump day correndo il rischio di non qualificarsi è orribile. È decisamente un’esperienza non divertente, è un sacco di lavoro e la fatica mentale che ho avuto è stata difficile da superare.
Qui è più difficile trovare cose brutte. Le giornate sono molto lunghe, è pesante gestire l’energia e la fatica durante la settimana. Alcune giornate non fai nulla come martedì, altre finisci all’una del mattino come mercoledì ed essere in pista alle nove.”

“Cambiando tono, qual è il tuo settore preferito del circuito?”
“Credo che siano le curve Indianapolis, anche per il nome ovviamente ahah. Ciò che rende speciale questo circuito è andare a 300 all’ora su una strada pubblica in campagna, specialmente di notte. E le curve Indianapolis sono su questa parte molto veloce del tracciato.”

“Hai trovato differenze tra motorsport europeo e americano?”
“Sono molto diversi anche nel paddock. Qui abbiamo un hospitality a cinque stelle e un garage intero oltre al box, usando i camion per avere più spazio. Anche i pit stop sono molto diversi. In Indycar e IMSA sono molto meno controllati, e in qualche modo contano di più per guadagnare o perdere tempo e posizioni in pista, mentre qui invece è più difficile. La tua opinione dipende se sei bravo o meno a farli ahah.”

“E che differenze ci sono tra una LMP2 e una Indycar?”
“La indy ha molta più potenza e carico aerodinamico. È una macchina più veloce che devi guidare in modo più aggressiva, spingendo al massimo tutto il tempo. La LMP2 è più difficile, hai meno carico e più peso e devi essere più delicato, anche durante la gara. Sono due approcci totalmente diversi. Sono anche contento di essere con United, su una delle LMP2 più veloci in pista. Alla fine ciò che conta è essere la macchina più veloce della tua categoria.”

“È stato difficile adattarsi dalla mentalità da Indycar alla mentalità da endurance?”
“È difficile fare avanti e indietro. Ho fatto avanti e indietro tra endurance e monoposto per tutta la mia carriera, perciò ci sono abituato. Anche se quest’anno ho fatto solo Daytona e Le Mans come endurance, quindi sono un po’ meno sciolto.”

Ringraziamo Nolan Siegel per la sua disponibilità e United Autosport per l’occasione dataci.

Se volete leggere le altre due interviste di United, qui potrete trovare quella a Nico Pino e Filipe Albuquerque.

(Tenete a mente Nolan Siegel, perchè ne sentiremo parlare parecchio in futuro.)

Di Alessandro Rizzuti

Laureato in storia e bassista metal a tempo perso, fermamente convinto che sotto le sei ore si parla di gare sprint. Ogni tanto faccio qualche articolo ironico, sperando di essere divertente almeno su internet.

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