È ormai consuetudine, nel mondo dell’automotive, sentir parlare di un nuovo modello di auto con un nome che rimanda al passato: auto nuova, nome vecchio, appunto.

Certo, quando una casa automobilistica progetta una nuova vettura, anche la scelta del nome non è un compito semplice.

C’è bisogno che il nome sia accattivante, che venda.

Alcune volte bisogna anche che rispecchi in qualche modo le qualità della vettura alla quale viene assegnato.

Molto spesso, però, la casa automobilistica punta sulle glorie del passato per evocare, nella memoria dei potenziali clienti, ricordi legati alla vettura che quel nome l’ha reso famoso.

Ne sono un chiaro esempio la FIAT 500, l’Alfa Romeo Giulia, la nuova Renault 5, e potremmo andare avanti per un po’. Per rievocare ricordi felici, però, a volte un nome non basta.

Infatti, FIAT 500 e Renault 5 hanno puntato molto su un design che ricordasse tanto il modello del passato, mentre con la Giulia il lavoro fatto da Alfa Romeo è stato sulla meccanica: motore anteriore, trazione posteriore e tanta cattiveria, senza però abbandonare la carrozzeria da berlina di segmento D.

Sono, però, sempre più i casi dove un nome del passato viene riutilizzato su un’auto che, con quella da cui eredita il nome, non c’entra assolutamente nulla.

Volete un esempio? Beh, ne ho più di uno. Vediamoli insieme.

Ford Puma

L’esempio più eclatante, semplicemente per la sua enorme diffusione nel nostro Paese, è la Ford Puma.

Nulla da dire sull’auto in sé, ottima per la sua categoria e dal design carino ed accattivante.

Il problema è che, ovviamente, come categoria di auto non ha nulla a che vedere con la vecchia Puma del 1997.

Ford ha trasformato una splendida e particolare coupé in un normalissimo crossover, e non lo ha fatto solo con lei.

Ford Capri

È notizia fresca che la casa americana abbia sfornato un nuovo modello, e per il nome abbia scelto uno dei più gloriosi della sua storia: Capri.

“The legend is back”, è il motto: la Ford Capri è stata una vera e propria gloria nel Regno Unito e nel resto d’Europa, con oltre mezzo milione di auto vendute in soli due anni.

Ma questo nuovo SUV elettrico non è neanche lontano parente della gloriosa Capri del 1969, nonostante qualche accenno negli stilemi come il finestrino posteriore stondato o la fanaleria anteriore.

Ford ha sicuramente ferito il cuore degli appassionati, con la Puma sì ma soprattutto con questa Capri. Ma, purtroppo, non è l’unica.

Alfa Romeo Junior

Se prima abbiamo elogiato Alfa Romeo per il lavoro fatto con la Giulia, non possiamo dire altrettanto del lavoro fatto con la nuova Junior.

C’è da dirlo, il nome Junior non era stata la prima scelta di Alfa Romeo, che aveva scelto la sua città natale, Milano, come nome per questo B-SUV.

L’intervento del ministro Urso, però, che ha accusato Alfa Romeo di dare il nome di una città italiana ad una vettura prodotta all’estero (in Polonia, ndr), ha fatto cambiare idea alla casa del Biscione.

Grazie mille ministro Urso, sentivamo davvero il bisogno di una Peugeot 2008 con il nome di una coupé sportiva che ha fatto la storia di Alfa Romeo.

Potrei dire che ci sarebbero cose più importanti da sistemare in Italia piuttosto che il nome di una macchina, ma la politica è un argomento che non voglio toccare in nessun caso, quindi andiamo avanti.

Mitsubishi Eclipse

Questa è probabilmente quella che fa più male: la Mitsubishi Eclipse.

In produzione dal 2017, questo pachiderma su pianale Chrysler è la dimostrazione che, purtroppo, nemmeno i giapponesi sono esenti dall’affibbiare nomi iconici ad auto completamente diverse.

E no, non basterà aggiungere la dicitura “Cross” per farci stare meglio.

Soprattutto se, come me, siete cresciuti guardando sfrecciare Paul Walker con una Eclipse D30 verde fluo, o se la Eclipse 4G nera di BigLou era la vostra auto preferita in Need For Speed Most Wanted.

FIAT 600

Infine lei, che ha ferito particolarmente i cuori del team di ItalianWheels.net: la FIAT 600.

Nata elettrica, divenuta ibrida per esigenza (l’elettrica faticava a vendere, ma che sorpresa), affianca prima e sostituisce poi la 500X, dalla quale eredita un po’ lo stile.

Nulla ha a che vedere, però, con la vecchia Seicento, una utilitaria economica e spartana, semplice nelle linee e robusta nella meccanica.

Avremmo potuto scegliere una foto migliore, presa da internet, ma abbiamo scelto questa per una particolare ragione.

Infatti, questa è la FIAT Seicento che ha accompagnato il nostro pilota/redattore Federico Scannavino ed il suo navigatore Gioacchino alla vittoria della 240km di Sicilia 2021.

Siamo particolarmente affezionati a questa auto, e vederla trasformata in una 500X con l’eyeliner ci fa rabbrividire.

Comprendiamo l’esigenza di produrre SUV perché il mercato li richiede, così come comprendiamo che riutilizzare nomi del passato sia utile nelle vendite.

Ma non comprendiamo questo utilizzo improprio di nomi iconici su auto che non li rappresentano.

È davvero così difficile non farlo?

Di Cosimo D'Adamo

Appassionato delle auto in generale dal 1997, con una forte preferenza per le auto italiane.

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